Un’azienda di confine, tenuta Tomasella, a un passo da Friuli e altrettanto dal Veneto. Uno stare sui bordi che è contaminazione e ricchezza perché l’azienda di Mansué, in provincia di Treviso, risente delle differenze tra aree così diverse per caratteristiche geografiche, culturali e tradizioni. Quindi se da un lato abbiamo la Doc Friuli, a un tiro di schioppo si ha anche la più nota Doc Prosecco. In tutto gli ettari sono cinquanta, dieci in Friuli e la parte restante in Veneto. Noi ci soffermiamo sulla prima per parlare della Doc Friuli Friulano, un vino fine e delicato nelle sue note di miele d’acacia e frutta bianca fresca. Subito la memoria olfattiva va alla mela e alla pera per poi aprirsi su leggeri sentori più amaricanti, tipici del Friulano, come la mandorla. In bocca è coerente con questa trama elegante e non invasiva, sorretta da una buona acidità. È il frutto di un territorio argilloso e alluvionale che ha terreni da struttura sì, ma che, grazie a una importante ventilazione, può contare su leggerezza e delicatezza dei vini in virtù di una escursione termica che si riscontra anche in pianura. Quella dell’identità della produzione vinicola d’altro canto è un tema che sta a cuore all’azienda veneta, tant’è che è impegnata in un progetto di studio scientifico dei suoli insieme a Diego Tomasi, ricercatore CREAVE (Centro di Ricerca per la Viticoltura e l’Enologia di Conegliano).
(Francesca Ciancio)
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