Sara e Mauro sono giovani e pieni di sogni. Lo si capisce incrociandoli e guardandoli. Lo si capisce soprattutto ascoltando la loro storia di neo-vignaioli. Una storia perfetta per i giorni nostri perché ha tutto quello che serve. Una piccola vigna, poco più di mezzo ettaro, nascosta tra i boschi di Orco Feglino (già il nome richiama la fiaba) sulle montagne del Savonese, un'uva dimenticata come la Lumassina, presente in soli tre valli e prodotta da una vigna centenaria. Scelgono da subito la via del biologico e del naturale. E non potrebbe essere altrimenti, con un vigneto circondato da venti ettaro di bosco di castagni, pini, lecci e roverelle. Lo stesso impianto - chiamato Ambrustin - è fatto in pali di castagno grezzi prelevati dal bosco e legati con rami di salice. Il vigneto è terrazzato con una densità di impianto di 3500 piante per ettaro. Il colpo d'occhio è davvero fantastico, anche perché, per evitare la monocoltura da vigna, Sara e Mauro hanno deciso di far crescere peschi, albicocchi, pruni e ciliegi. Tra i filari poi si trovano più di 200 specie vegetali. Il vino è una summa di tutto questo lavoro: piacevolissimo da giovane, con note erbacee, fresche, di fiori di campo e di essenze balsamiche, lascia ben sperare per una sua evoluzione complessa. Per ora ci godiamo un piccolo - per il numero di bottiglie - e grande - per il coraggio del progetto - vino.
(Francesca Ciancio)
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