Se c’è una cosa che fa accendere gli occhi di Albino Armani è il racconto della sua passione per i vitigni dimenticati. Passione fortemente supportata dalla caparbietà con cui si adopera per affrontare quella montagna di burocrazia e di studio scientifico che si nasconde dietro ad un percorso “fatto per bene”, che coinvolge la genetica, la selezione massale, la ricerca di virosi e quindi l’università, i disciplinari e il Registro Nazionale, e, ovviamente, anche altri produttori. Perché più si è - appassionati, seri, coinvolti - prima si fa e più si salva. Non contento del lavoro in Val d’Adige con il recupero della Nera del Baisi e il Casetta, Albino Armani ha iniziato nel 2022 un progetto in Friuli chiamato Terre di Plovia, nato proprio per valorizzare gli autoctoni dell’Alta Grave friulana. Partito con due blend di vitigni internazionali e locali (il bianco Flum, composto da Chardonnay e Sciaglin; il rosso Piligrin, composto da Merlot e Piculit Neri), quest’anno ha aggiunto due etichette di autoctoni in purezza: lo Sciaglin (dal dialetto “s’ciale”, terrazzamento) e questo Ucelut, che si rifà alle uve uccelline che crescevano spontanee ai margini dei boschi, cibo prelibato degli uccelli, appunto. Vinificata in acciaio, la versione 2022 ha corpo tondo e materia sapida: vaniglia, cedro e frutta secca al naso, si trasformano in delicate note floreali al sorso, che scorre fresco e piccante e saporito.
(ns)
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