Melograno. Poi lampone, rovi, pepe. Un rosso pieno di luce. La beva è veloce: subito salato, è freschissimo e lieve, con un finale erbaceo e leggermente amaro, lascia la bocca piena di frutta e una lieve dolcezza. 13 gradi bevibilissimi di Priorat. L'esatto disegno che aveva in mente Dominik Huber quando pensò questo vino: una bottiglia che fosse semplice e immediata, sia nel bicchiere che nella produzione; che fosse economicamente sostenibile e accessibile; che ricordasse i sorsi degli anni '70 (prima che quel territorio acquisisse filosofie di produzione moderne); e che riprendesse il lavoro della Cooperativa, che al tempo vi produceva, vinificando (e quindi rappresentando) il territorio intero (tanto da segnare in etichetta tutte le 9 zone da cui provengono le uve: Bellmunt, Gratallops, El Lloar, Escaladei, Porrera, Poboleda, Torro A., Vilella Alta e Baixa). Il progetto Terroir Històric è il secondo capitolo di un percorso, che il tedesco Dominik Huber iniziò nei primi anni duemila insieme al sudafricano Eben Sadie, quando fondarono Terroir al Limit, con un'idea diametralmente opposta a quella appena descritta: realizzare vini di singole vigne (vecchie), in stile Borgogna, per mettere in bottiglia l'autenticità di un posto preciso. Ecco, quindi, due calici: un vino specifico da una parte, un vino collettivo dall'altra. Perché per descrivere qualcosa non spesso basta una sola voce.
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