Da uve vendemmiate a piena maturazione in quanto capaci (per posizione e microclima) di conservare in modo esauriente la loro acidità, sciorina subito già al naso, teso e pieno insieme, le sue doti di freschezza, decisamente dialettiche con l’età (quattro anni per un bianco italiano, nella mentalità non solo di molti consumatori, ma anche di vari operatori di settore, è ancora ritenuto un limite prossimo alla senescenza). Complessità, ribadita e vibrante silhouette longilinea, ma corredata poi - appena la temperatura viene su di due gradi o tre - da una varietà (anche esotica) di note fruttate ben centrate e di note speziate ancora in accenno. Su tutto, infine, si riprende la scena la benedizione sapida e rocciosa del contatto materico al palato. Nato per metà in tonneau e metà in botti grandi (dove il vino fermenta e resta quasi un anno, ma senza fare malolattica!) non ha nessuno dei complessi da “gabbia di legno” che altri cugini invece mostrano. Merito del tempo - ben speso - e della mano delicata e rispettosa che ha guidato le operazioni, incluso l’assemblaggio in acciaio (con lenta decantazione spontanea) e la sosta ulteriore di un anno in vetro. In altri tempi si sarebbe detto che il vino “francesizza”. Oggi è il caso - con orgoglio - di riaffermare che è un’eccellenza atesina e italiana, nelle corde di chi può e sa farne. È un bianco costoso (50 euro) ma di assoluto valore.
(Antonio Paolini)
Copyright © 2000/2024
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024