Pepe nero, mora, melograno, vegetali di rapa rossa e allora, e infine note affumicate e speziate: è un naso scuro e profondo, quello dello Shiraz Matilde 2022 di Tournon, che non nasconde una certa dolcezza e freschezza. Il sorso esordisce dolce, aderisce gentilmente al palato e si diffonde sapido e fresco, con una presenza alcolica distinta ma bilanciata. Le tonalità restano scure, quasi nere, con l’apporto affumicato e speziata protagonista, accompagnato da ricordi di frutta in confettura e violette appassite. Siamo in Australia nello stato federale di Victoria, che si trova nella parte sud orientale del continente. In Australia Michael Chapoutier è arrivato nel 1997, piantando i vitigni che la sua famiglia coltivava da quasi 200 anni in Côtes-du-Rhône: quindi Syrah (qui, in fondo al mondo, chiamato Shiraz) e Grenache, ma anche Chardonnay, Riesling e Sangiovese. Anche qui, come nel resto in tutte le tenute del Gruppo - e si spazia dalla Borgogna, alla Costa provenzale e al Roussillon, ma anche Douro in Portogallo e Alsazia franco-tedesca - ha attuato agricoltura biodinamica (dal 2000) sui 400 ettari di proprietà di cui 80 vitati. C’è anche un allevamento di pecore. Con una sfida notevole: Victoria, infatti, gode di grande varietà territoriale, che spazia da microclimi caldi e secchi, a microclimi freschi sotto i Pirenei Australiani, con diverse composizioni di suolo ad alzare la complessità.
(ns)
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