Un bell’esempio, non c’è che dire. E non solo per i conterranei marchigiani, che negli ultimi anni si stanno facendo sempre più valere in campo enoico, ma per tutto il Tricolore nazionale. Considerando sia gli anni trascorsi, sempre ad alti livelli, sia la capacità di saper gestire al meglio quantità e qualità: connubio che non guasta mai in un mercato capace di occhieggiare con cognizione di causa anche oltre confine. Stiamo parlando di duecentoquaranta ettari di vigna, mica un piffero: costruiti con la massima attenzione, nel corso di oltre sei decenni di vita, dall’azienda voluta da Gino Umani Ronchi e successivamente condotta da Michele Bernetti, prima, e da suo figlio Michele poi. I grandi numeri, però, e questa è ulteriore e indiscutibile nota di merito, non hanno affatto impedito di gestire al meglio l’attenzione per l’ecosostenibilità (una parte dei vigneti è a conduzione biologica), così come la razionalizzazione di una produzione capace di collocarsi sulle diverse fasce di mercato e a prezzi centrati per ogni etichetta, miscelando al meglio viticoltura di qualità e lungimiranza imprenditoriale. Fra i vini vantaggiosissimi, per il portafogli di chiunque, c’è questo Serrano, espressione di un Conero schietto, tipico e di beva disinvolta: un naso marcato da viola, visciola e ciliegia, e a seguire un palato fresco e sinuoso, dal finale luminoso e decisamente accattivante.
(Fabio Turchetti)
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