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UN FILM (DAVVERO FANTASIOSO SUL VINO) E’ UNA DELLE STAR DEL FESTIVAL DI CANNES. I FRESCOBALDI E GLI ANTINORI LE DUE STORICHE GRIFFES AL CENTRO DELLA PELLICOLA

Italia
Piero e Ludovico Antinori

Il vino come metafora del mondo occidentale, ma anche il mezzo per parlare di globalizzazione, di mercati, di come cambiano le generazioni e di politica: è “Mondovino” del regista-sommelier americano Jonathan Nossiter, entrato a sorpresa nella corsa per la Palma d’Oro (“non me lo spiego proprio”) che parla di tutto e di più. Regista che, in presentazione, non manca di fare anche una battuta al Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che farebbe una politica nei riguardi del vino poco protezionista rispetto al mercato americano: “Il vostro mondo politico oggi è davvero tragico - ha detto Jonathan Nossiter - e penso che i guasti fatti da Berlusconi sono pari a quelli che sta facendo Bush”.
Un documentario “mostre” (2 ore e 38 minuti, girati freneticamente con camera a mano e in digitale) questo “Mondovino” che cita il nostro Paese più volte. All'inizio del film quando un produttore sardo si preoccupa dell’imminente scomparsa di un vino prestigioso, come la Malvasia, insieme al suo gusto antico. Poi ci sono gli interventi di alcuni rappresentati di viticultori toscani dal nome prestigioso come i Frescobaldi e gli Antinori. Dai primi - si rivela - nel documentario della loro joint-venture con la multinazionale viticola californiana di Robert Mondavi (di origine italiana); destino analogo per gli Antinori, che, nel 1998, ha fatto entrare in società lo stesso Mondavi, come partner minoritario, per poi cedere più tardi allo stesso ogni sua quota (si riferisce, in realtà, alla vendita della Tenuta dell’Ornellaia, da parte di Ludovico Antinori, ndr).
Il viaggio nel mondo del vino attraversa Paesi come la Francia dove c’é chi lotta per conservare (accade in Borgogna) qualche ettaro di vino e soprattutto la tradizione fino ad arrivare ai produttori californiani che stanno ormai invadendo il mercato mondiale sostituendo alla tradizione la tecnologia e imponendo un gusto trasversale, globalizzato. Tra le voci di questo viaggio Michel Rolland, considerato il più grande consulente di vino al mondo e l’anziano simpatico viticultore della Borgogna Hubert De Montille, che ha come motto: “Dove c’é una vigna, c’é la civilizzazione, non c’é barbarie”. Si parla poi ovviamente di truffe nel mondo vinicolo, ma soprattutto della battaglia mondiale in atto tra modernità e tradizione, ma sempre: “nel rispetto degli uni e degli altri”.
Jonathan Nossiter, che è anche un raffinato sommelier, non ha insomma nessuna volontà di essere manicheo tra viticultori tradizionalisti e globalizzati: “Non voglio fare una divisione tra buoni e cattivi. La situazione nel mondo del vino è mille volte più complessa. Chi resiste in genere fa un atto etico in rapporto al mondo e non un atto ideologico. I conservatori nel film appartengono a tutte le classi sociali e economiche, tutte le ideologie. Essi si scagliano contro i loro avversari in una lotta a volte violenta, ma va detto che l'amore per il vino è presente in entrambi i campi. Il mondo evolve, e il film, cerca solo di mostrare la complessità di questa evoluzione”.
Fonte: Ansa


WineNews: il commento
Il film “Mondovino” - che possa piacere o no, e nonostante sia stata usata non poca “fantasia” dal regista Jonathan Nossiter - si struttura come un documentario, certo, ma provvisto di un nerbo narrativo coerente e preciso, dove nella lotta fra una potente multinazionale che vuole lo stesso vino in tutto il pianeta e magari anche sugli altri, contro un indifeso, isolato proprietario di qualche vigna fedele alla religione della qualità, è leggibile una metafora trasparentissima dello scontro fra ottusa globalizzazione e orgogliosa difesa della propria identità e civiltà.

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