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Un mercato che cresce nel mondo (130 Paesi, Usa n.1) e in Italia, e tanti progetti per il futuro, dalle “menzioni geografiche aggiuntive” e non solo: il Chianti Classico (110 milioni di bottiglie vendute in 3 anni) progetta il domani

Italia
Il Chianti Classico, con un mercato che cresce nel mondo, progetta il suo futuro: leMenzioni Geografiche Aggiuntive

Due grandi annate che arrivano oggi sul mercato, la 2016 e la 2015 con la Riserva, in un quadro economico più che positivo emerso da un 2017 di crescita in Italia e nel mondo, dove l’unico dato negativo, come in gran parte del resto d’Italia, è legato alla vendemmia, in calo del 27% sul 2016 e la più scarsa degli ultimi 40 anni, sui 206.000 ettolitri, ma di buona qualità, meglio delle attese (come raccontano, a www.winenews.tv, i produttori di cantine grandi e piccole, giovani e storiche, di assoluto prestigio come Castello di Brolio, Bindi Sergardi, Badia a Coltibuono, Fontodi, Monteraponi, Antinori, Mazzei, Castellare di Castellina e Brancaia, https://goo.gl/5Hx6Bc): è in grande salute il Chianti Classico, territorio tra i più importanti del vino italiano, con un fatturato “di distretto” di oltre 700 milioni di euro, e un valore del vino imbottigliato sui 400 milioni, che, dalla Chianti Classico Collection di Firenze, che si chiude oggi, guarda al futuro.
Che è fatto “di ancora più promozione, tutela e studio dei mercati, azioni sempre più fondamentali nel mercato competitivo di oggi”, ha detto a WineNews il direttore del Consorzio del Gallo Nero, Carlotta Gori (https://goo.gl/RtWK5h), e che passa anche dal percorso che potrebbe portare presto alle “Menzioni Geografiche Aggiuntive”, “difficile, con molte criticità legati alle diverse visioni, ma su cui crediamo molto”, ha sottolineato il presidente Sergio Zingarelli (https://goo.gl/PzyAsT),
spiegando come si stia ragionando sulla logica dei 9 Comuni della Docg (Castellina, Gaiole, Radda e Greve in Chianti, San Casciano in Val di Pesa, Tavarnelle in Val di Pesa, Barberino Val d’Elsa, Poggibonsi e Castelnuovo Berardenga), ma non solo, e anche su quale tipologia di Chianti Classico (annata, Riserva e Gran Selezione, vertice della piramide qualitativa, un “estate wine” fatto solo con le uve da vigneti di proprietà delle aziende), eventualmente, introdurle.
Intanto, come detto, i mercati premiano: nel 2017 il Chianti Classico ha venduto 37 milioni di bottiglie nel mondo, segnando una crescita del +50% dal 2009. Gli Usa, con una crescita dell’1%, si confermano primo mercato in assoluto per la denominazione, con il 33% del totale, seguiti dall’Italia, dove oggi si vende il 23% della produzione, e dove il “Gallo Nero”, che pur vede nell’on-trade il suo canale principale di sbocco, nel Belpaese, nel 2016, ha registrato una sostenuta crescita anche nell’off-trade (+14,1% in volume e +11,6% in valore). A seguire, tra i mercati, principali vengono Germania (12%) e Canada (8%), e poi a ruota Paesi Scandinavi (5%), Regno Unito (4%), Svizzera (3%), Giappone (3%), Benelux, Cina e Hong Kong, Russia e Francia.
“Siamo molto soddisfatti dell’affermazione del Chianti Classico sui mercati internazionali - aggiunge Zingarelli - e del numero di bottiglie vendute in quest’ultimo triennio (oltre 110 milioni), un grande traguardo per la nostra denominazione. Siamo molto contenti anche per la continuazione del trend positivo negli Stati Uniti e per la conferma del mercato canadese e di tutti gli altri mercati storici per i vini del Gallo Nero. Inoltre mi ha piacevolmente sorpreso l’ulteriore crescita registrata in Italia, un risultato che premia il lungo lavoro di rilancio della denominazione svolto negli anni e culminato con l’introduzione della Gran Selezione, la nuova tipologia di Chianti Classico sul mercato dal 2014. Un grande vino che ha qualificato ulteriormente la nostra denominazione e ha riscosso grandi successi di critica contribuendo a consolidare il Chianti Classico nella sfera delle eccellenze enologiche mondiali”.
Dall’indagine sulle vendite del Gallo Nero effettuata dal Consorzio, il Chianti Classico vanta una penetrazione commerciale davvero capillare; pur rimanendo infatti spiccata la concentrazione delle vendite nei suoi mercati storici, i vini del Gallo Nero raggiungono anche mete davvero insolite, al di fuori dalle normali rotte commerciali e in tutti i continenti: i vini a denominazione sono infatti distribuiti in oltre 130 paesi in tutto il mondo.
“Da alcuni anni il Consorzio sta investendo sul potenziamento dei suoi mercati storici, anche con alcune attività innovative che ci permetteranno di avere una presenza sempre più costante e capillare nei vari Paesi di riferimento - sottolinea Zingarelli - oltre ai consueti eventi di degustazione dedicati al business, alla partecipazione a fiere di settore, alla realizzazione di seminari sulla denominazione e alle attività di comunicazione sui canali tradizionali e nel mondo dei social, abbiamo recentemente iniziato ad investire in particolare su tutti gli appassionati del Chianti Classico (sommelier, operatori del settore, intenditori) con un progetto che prevede la realizzazione di un concorso con lo scopo di individuare e premiare chi da tempo conosce e apprezza i nostri vini: gli Ambasciatori del Chianti Classico. Il primo test in questo senso è stato realizzato con successo lo scorso anno in Canada, dove sono stati selezionati i primi tre Chianti Classico Ambassadors (uno per ciascuna delle 3 province del Québec, Ontario e British Columbia). La prossima sessione del concorso si svolgerà negli Stati Uniti nel 2018”. Ed i primi nomi, in questo senso, sono quelli di Massimo Castellani (responsabile Ais Firenze, Italia) Jeffrey Porter (Beverage Director, gruppo Batali & Bastianich), Michaela Morris (wine writer e educator, certified Italian wine expert), Michael Godel (wine educator, firma di WineAlign) e Isao Miyajima (giornalista giapponese, esperto di vini e gastronomia).
“Ogni mercato è importante per il Chianti Classico - conclude Zingarelli - e il 2018 sarà anche un anno dedicato allo studio e all’individuazione delle migliori dinamiche da mettere in campo, nel prossimo futuro, per poter aprire nuovi sbocchi o conquistare nuove fasce di consumatori in mercati ancora emergenti, come, per esempio, in Cina”.

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