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UN TAGLIO DELL’IVA PER IL VINO ITALIANO. GIANNI ZONIN SCRIVE AL PREMIER BERLUSCONI E LANCIA LA PROPOSTA DI RIDURRE IL PESO FISCALE PER RILANCIARE SETTORE E CONSUMI

Italia
Gianni Zonin

Un taglio deciso dell’Iva dal 20 al 10% per il vino italiano. Lo dice, meglio lo scrive, Gianni Zonin, uno tra i più famosi vignaioli italiani, che ieri ha inviato una lettera al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, “per invitare il Governo a ridurre il peso fiscale sul vino per rilanciare il comparto e allentare la stretta dei consumi”.
“Di fronte al continuo calo dei consumi, alla prevista super-produzione 2004 in Italia e in Europa, alla divaricazione creatasi fra la capacità di spesa del consumatore italiano e la crescita dei prezzi al dettaglio, il settore ha bisogno di un intervento urgente - scrive Gianni Zonin - e servono misure concrete perché il vino italiano torni ad essere, come è sempre stato nella tradizione del nostro Paese, un alimento quotidiano, evitando che esso si trasformi in un prodotto di lusso, da classificare nei consumi di alta gamma riservati a pochi gourmet”. E, laddove non sono sufficienti azioni pubblicitarie o campagne di informazione sugli effetti benefici che come attestano studiosi di tutto il mondo un consumo costante e moderato di vino porta alla salute, occorre, secondo uno dei più importanti produttori d’Italia, “un deciso intervento sui prezzi per consentire all’italiano medio e alla sua famiglia, di continuare a mettere il vino sulla tavola di tutti giorni e gustarsi così un buon bicchiere”.
“Se è vero - continua - che il vino è un alimento come è sempre stato considerato da 2.500 anni è difficile capire perché proprio sul vino gravi un’Iva del 20%, mentre tutti gli altri prodotti tipici dell’alimentazione italiana (pane, olio, latte, frutta, verdura) scontano un’imposta del 4%. La mia proposta riguarda proprio la possibilità di portare l’Iva sul vino dall’attuale 20% al 10%”.
Uno sforzo possibile, secondo Gianni Zonin, per quello che altro non è che “un atto di giustizia, semplice e concreto nei confronti del vino e dei viticoltori italiani utile a salvare dalla crisi un intero settore”. I conti tornano, infatti, se consideriamo che il fatturato del settore ammonta a 10.000 miliardi delle vecchie lire, l’imposta equivale ad una riduzione del gettito di 1.000 miliardi. Considerato, poi, che molti viticoltori operano in regime di Iva compensata, l’onere per lo Stato non supererebbe i 500 miliardi delle vecchie lire.
Un taglio che, secondo le parole di Gianni Zonin, “raccoglierebbe la riconoscenza di produttori e distributori, favorendo la ripresa dei consumi e il rilancio del vino come principe dell’alimentazione italiana e tradizionale complemento della dieta mediterranea”.
Ma, soprattutto, una simile azione “costituirebbe un intervento coerente con il programma di riduzione delle imposte dimostrandone con immediatezza l’efficacia” e aiutando un comparto, come quello vitivinicolo, tra i più importanti dell’agricoltura italiana in termini di Pil prodotto e di fatturato, che ammonta a 16.000 miliardi delle vecchie lire, con 800.000 viticoltori che lavorano nel “vigneto Italia”, il più grande del mondo, e oltre 6.000 miliardi di export che fanno del vino uno dei prodotti più attivi sulla nostra bilancia alimentare e non ultimo per il prestigio di cui gode a livello internazionale il vino “made in Italy”.

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