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UNIONCAMERE UMBRIA “IL MERCATO INTERNAZIONALE DEL VINO VISTO DAI SUOI PROTAGONISTI”: “PUNTARE SULLA PERSONALITÀ DEI VINI E METTERE A SISTEMA RISORSE PUBBLICHE E PRIVATE PER PROMOZIONE E MARKETING”

“Il punto da cui partire è la consapevolezza che ormai saper produrre vini di qualità non è più sufficiente - ha spiegato - se a questa capacità non si accompagna un’efficace azione di marketing anche in riferimento ai profili e alle tendenze dei comportamenti dei consumatori. Le prime risposte su come far fronte a queste carenze strutturali del sistema, non possono che derivare dalla attuazione di forme di collaborazione e di aggregazione a livello territoriale e di categoria e, contemporaneamente, dalla ottimizzazione delle risorse evitando inutili dispersioni tra una miriade di soggetti ed iniziative estemporanee e frammentate”.
Così il presidente di Unioncamere Umbria, Adriano Garofoli, nel convegno “Il mercato internazionale del vino visto dai suoi protagonisti” ieri ad Orvieto, al quale hanno preso parte esperti internazionali del settore e 24 giornalisti specializzati di 15 Paesi (Italia, Corea del Sud, Finlandia, Francia, Giappone, Irlanda, Israele, Malesia, Messico, Repubblica Ceca, Russia, Singapore, Taiwan, Tailandia, Ungheria), ha avanzato le sue proposte su come “supportare il sistema delle imprese, cercando di interpretare le esigenze di un settore che svolge una funzione di primo piano, sia in termini di ricchezza prodotta che di promozione dell'immagine complessiva del territorio”.
Garofoli ha quindi sostenuto “la necessità, per le imprese umbre del settore, spesso caratterizzate da una dimensione medio-piccola, di investire nella comunicazione”. Un osservazione condivisa, nel convegno, da un grande nome del vino italiano, Riccardo Cotarella, enologo, che ha spiegato “abbiamo investito molto sulla qualità delle produzioni, colmando un gap con altri paesi. Ma abbiamo sottovalutato il marketing, la conoscenza professionale dei mercati, l’orientamento alle esigenze dei consumatori”.
Davide Paolini, gastronauta e “guru” della comunicazione eno-gastronomica, giornalista de “Il Sole 24 Ore”, ha esortato, invece, pubblico e privato a fare sinergia: “basta con le schiere di pubblici amministratori in giro per il mondo, nelle più svariate fiere e mostre di settore. Spesso queste missioni diventano vere e proprie gite, senza valore competitivo e strategico. Si scelgano i comunicatori, si faccia sistema investendo al meglio le risorse pubblico-private, si selezionino gli eventi, le fiere, le occasioni di confronto coi mercati in maniera organica e senza disperdere risorse in mille rivoli. I risultati arriveranno in breve tempo. L’Umbria? E’ facilitata da un’immagine positiva, dalla sua vocazione alla creatività e alla vivibilità. L’Umbria è già un prodotto spendibile: un prodotto fatto di territorio, paesaggio, arte e cultura in cui si collocano splendidi e unici vini provenienti da grandi tradizioni’.
Ma ai cambiamenti epocali del mercato (soprattutto in quelli importanti, tedesco e americano), che vedono nuovi competitors, regioni emergenti e nazioni in via di sviluppo, oppure che si affacciano per la prima volta nel panorama mondiale, con una miriade di imprese italiane senza know how per competere in un'ottica globale”, che cosa hanno proposto, nel convegno, Maria Neve Spina (Wine Consulting & Communication), esperta del mercato tedesco, e Leonardo Lo Cascio, presidente di Winebow Inc. di New York?
“L'Umbria ha grandi chance - ha detto Maria Neve Spina della Wine Consultino & Communication, per anni direttrice della principale azienda di importazione di vini italiani in Germania, primo mercato per l’enologia italiana - ha vini di grande carattere, ha qualità ambientale e delle produzioni, ha una grande immagine. Ma deve puntare sulla propria personalità, non cedere alle tendenze e alle mode, ma qualificarsi per quelle che sono le sue grandi peculiarità. Perché omologarsi, puntando ad esempio su un utilizzo smodato e inappropriato della barrique, quando si è leader di qualità nei vini di struttura e di grande appeal?”
Leonardo Lo Cascio, presidente di Winebow, azienda leader nell’importazione di vini italiani in America, ha sottolineato che “le bottiglie tricolori godono negli Usa dei benefici di una cultura che molti americani amano, da cui si sentono attratti e che vogliono vivere attraverso i prodotti “made in Italy”. Ogni anno il trend di vendita aumenta del 3-4%, nonostante il mercato sia altamente competitivo. La promozione è in questo senso fondamentale ed un fattore vincente sul mercato”. Ma la ricetta vincente, per i produttori umbri, è quella di puntare sull’agregazione, uscendo dalla penalizzante dimensione della piccola impresa. E , soprattutto, investendo sul marketing e la comunicazione. “L’Umbria gode di una posizione privilegiata - ha chiarito Lo Cascio, che ha fatto conoscere agli americani ben 14 etichette umbre - è una terra di antiche tradizioni vitivinicole e dalle molteplici e variegate proposte, che esprimono una competitiva viticoltura di territorio. Ma per rivolgersi a un mercato dispersivo come quello americano deve abbinare, alla qualità dei suoi vini, anche le straordinarie opportunità del territorio: gli statunitensi sono sempre dei fan dei viaggi in Italia, del cibo, dell’arte, hanno scoperto l’Umbria e le sue tradizioni, e per questo motivo sono molto attratti dalle produzioni enologiche che provengono dal nostro paese”.

Antonio Boco

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