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VENDEMMIA TRA GLI SCAVI A POMPEI, 40 QUINTALI D'UVA. PRODURRA' "VILLA DEI MISTERI", VINO CONSACRATO ANCHE NEGLI USA

E' "una delle 125 ragioni al mondo (per la rivista americana "Food & Wine") per amare il vino" ed ora anche la Valle dei Templi di Agrigento vuole clonarne il brevetto: è il "Villa dei Misteri", il "rosso" proveniente direttamente dell'antichità prodotto dalle uve degli Scavi di Pompei. Dopo il successo del primo vino pompeiano (2003, vendemmia 2001), è tornata oggi la vendemmia attorno alla splendida Casa della Fontana a Mosaico (Regio II, ins. 9).
Anche quest'anno la quantità raccolta si aggirerà sui 35/40 quintali, con un lievissimo decremento rispetto alla scorsa stagione ma solo per un generale problema di siccità: "una dimostrazione che operazioni come queste - spiega il Soprintendente di Pompei Pietro Giovanni Guzzo che, nel 1996, conferì all'azienda irpina Mastroberardino l'incarico di ripristinare la viticoltura - non siano importanti solo sotto il profilo culturale e archeologico ma possano convivere con altri aspetti, economici e non, di valorizzazione del demanio pubblico".
Un successo quello del "Villa dei Misteri" testimoniato dalla grande eco, non solo sulla stampa internazionale e tra gli studiosi, per il riuscito esperimento lanciato dalla Soprintendenza autonoma. "Registriamo - continua Guzzo - un grande interessamento del Parco Archeologico della Regione Sicilia per la nostra ricerca e di questo siamo naturalmente molto soddisfatti. Abbiamo recentemente ricevuto la visita del direttore del Parco Pietro Meli che ha voluto conoscere da vicino l'esperienza pompeiana, proprio per studiarne le reali possibilità di trasferimento nei 400 ettari di terreno che circondano l'area archeologica dei templi , da destinare alla riproduzioni di vitigni, oltre che di mandorli, pistacchi e oliveti e alla coltivazione di prodotti biologici".
La prima produzione di vino pompeiano, in sole 1.721 bottiglie, è stata interamente venduta all'asta nella primavera 2003 all'Associazione Italiana Sommeliers, a Roma, e il ricavato devoluto per il restauro dell'antica cella vinaria nel vigneto del Foro Boario. "Anche quest'anno il numero delle bottiglie che produrremo sarà invariato - spiega Pietro Mastroberardino - e quindi la circolazione del prodotto continuerà ad essere limitata".
Le aree degli scavi interessate alla produzione sono le seguenti: dell'Oste Eusino, della Casa della Nave Europa, della Caupona del Gladiatore, del Foro Boario, della Casa della Fontana a Mosaico, per una superficie complessiva di 1 ettaro. A cura del Laboratorio di ricerca applicata della Soprintendenza, diretto dalla biologa Annamaria Ciarallo, con le stesse tecniche di coltivazione precedenti all'eruzione del 79 d.C., in queste aree, sono stati impiantati i vitigni autoctoni Piedirosso e Scascinoso, scelti sulla scorta di ritrovamenti archeologici, studi botanici, bibliografici e iconografici, condotti anche sugli affreschi pompeiani che testimoniano anch'essi quanto importante sia stata la viticultura per la società romana e segnatamente per la vita e l'economia pompeiana.

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