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EDITORIALE

Veneto in bianco

Territorio: Soave

Il Veneto enoico, lo sappiamo, non è soltanto terra di grandi rossi, ma trova anche nei bianchi vini di sicuro impatto. A parer nostro, il Soave resta una delle migliori espressioni bianchiste d’Italia, anche se, probabilmente, ancora non ha del tutto concluso il suo percorso di rivelazione e, in parte, quello di una costanza qualitativa più solida. La denominazione è decisamente in salute, anche grazie al recente trend che vede tornare sugli scudi il vino bianco, sia perché meno impegnativo (a volte), sia perché adatto anche al fuori pasto. I marchi storici non mancano, ma in questa tornata di assaggi, grazie alla collaborazione del Consorzio di Tutela del Soave, abbiamo potuto provare qualche produttore un po’ meno sotto i riflettori e con piacere abbiamo registrato che anche in questa zona i piccoli sono in decisa crescita. E non solo per una proposta tecnicamente ineccepibile, ma anche per tratti stilistici non privi di personalità e legame con il territorio. Passando ad uno sguardo sulla denominazione, la zona più antica, detta anche zona storica, è stata delimitata per la prima volta nel 1931 e coincide con il Soave Classico. Attraversa i rilievi di Monteforte d’Alpone e Soave per una superficie vitata di 1.700 ettari. La seconda zona, tutta collinare, va da San Martino Buon Albergo a Roncà interessando i rilievi della Val di Mezzane, Val d’Illasi, Val Tramigna e Val d’Alpone e costituisce la sottozona Colli Scaligeri, che comprende 2.400 ettari. La terza zona del Soave è situata nelle aree più o meno pianeggianti delle vallate già citate per una superficie di circa 2.400 ettari.

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