E se la comunicazione del vino fosse del tutto inutile, almeno in termini di vendite e fatturato? L’interrogativo, piuttosto allarmante per i rappresentanti delle aziende, è stato lanciato dalla Marketing e Trade. Secondo la ricerca, infatti, pare che i criteri che spingono gli italiani all’acquisto di vino siano sostanzialmente immutati negli ultimi 25 anni: il consumatore non solo non è attratto dal packaging delle bottiglie ma pare piuttosto indifferente anche alle marche più note, poco riconoscibili e riconosciute; presta, invece, molta attenzione al prezzo (specie in relazione alla qualità) e all’area geografica di riferimento. Sotto accusa, insomma, una comunicazione aziendale autoreferenziale e, nella gran parte dei casi, poco incisiva. Franco Zuffellato, direttore Marketing di Zonin, ha spiegato che “molti dei problemi di penetrazione sul mercato dei vini italiani derivano dalla parcellizzazione delle realtà produttive che impedisce un potenziale di vendita forte. Fattore a tutto vantaggio dei grandi gruppi del Nuovo Mondo, Australia in testa”.
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