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VINITALY 2005 - LE MEDIE AZIENDE POTREBBERO SOFFRIRE LA SEMPRE PIU’ INCALZANTE COMPETIZIONE, MA INVESTIRE NEL VINO CONTINUA AD ESSERE UN BUON AFFARE, A PATTO CHE L’INVESTITORE PROVENGA DAL SETTORE ED ABBIA UNA STORIA

Italia
PIero Antinori

Il risultato dell’indagine dell’Osservatorio Finanziario sulle Società Vitivinicole Italiane, a cura dell’Università di Firenze, non lascia dubbi: le imprese di media dimensione potrebbero incontrare delle difficoltà derivanti dalla pressione competitiva, rappresentando la stragrande maggioranza delle realtà produttive - il 99% delle aziende vitivinicole italiane fattura tra i 2 e i 7 milioni di euro - non danno invece segnali di sofferenza le grandi potendo contare sui vantaggi competitivi offerti dalla crescita dei ricavi, a svantaggio dei margini di retribuzione; buone prospettive per le produzioni di nicchia.

Pietro Mastroberardino, presidente di Federvini (Confindustria), spiega “piccolo non è più bello: la frantumazione delle aziende vitivinicole italiane è attualmente diventata una debolezza di sistema”. Il boom degli ultimi 7-8 anni - spiega Piero Antinori - è terminato, ora è iniziato un ciclo più difficile, ma in un contesto di buone prospettive di sviluppo. Le dimensioni aziendali, infatti, sono un fatto “soggettivo”, rispetto al prodotto e alle strategie adottate”. “Piccolo resta ancora bello - per Angelo Gaja - la creazione di grandi gruppi, sullo stile australiano o americano, non ha storia - spiega - bisogna vedere come si svilupperà con il tempo. Da parte nostra è necessario confrontarci con quel tipo di tendenza, ma non è detto che sia necessariamente il modello da seguire per la nostra realtà imprenditoriale”.

Dal punto di vista degli investimenti sul vino “il comparto presenta caratteristiche di interesse economico notevole - spiega Rolando Chiossi, presidente di Gruppo Italiano Vini - il settore è virtuoso ed “export oriented”.

Ma secondo l’indagine dell’Università di Firenze, che ha monitorato 160 aziende, gli spazi per chi investe nel mondo del vino, pur restando aerti ed appetibili, sono concessi soltanto a chi è già nel settore, ha una storia e usa l’investimento come ampliamento del proprio business. Sono invece chiusi gli spazi per chi vuole investire nel mondo del vino provenendo da un altro settore: in questo caso l’investimento non può avere velleità economiche, ma soltanto eccedentarie.

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