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VINITALY 2005 - MERCATO USA PUNTO DI RIFERIMENTO PER IL VINO ITALIANO. CRESCE L’INTERESSE PER IL “LIFE STYLE” DEL BEL PAESE, MA ANCORA POCO CONOSCIUTE DOC E DOCG

Nonostante l’aumento dei Paesi interessati all’acquisto di vino, resta quello americano il mercato più importante e dinamico, subito dopo l’Unione Europea, per i prodotti italiani. Anzi, la ripresa dell’economia Usa spinge la domanda di beni di consumo e servizi, tanto che, nel primo semestre 2004, le esportazioni italiane sono aumentate del 9,9% sull’anno precedente. Diventati da un paio d’anni primo mercato mondiale per le importazioni di vino italiano, dunque, gli States rappresentano oggi oltre il 30% del prodotto vinicolo esportato, pari a 18 milioni di ettolitri l’anno.

Di vino italiano e delle sue possibilità di crescita sul mercato americano si è parlato a Vinitaly, in una tavola rotonda con alcuni dei massimi esperti del settore, realizzata da VeronaFiere, in sinergia con la prestigiosa rivista Wine & Spirit. Da Paul Wagner (Balzac Communications) a Leonardo Locascio (Winebow), passando Mark Tramont, John Given e Maurizio Ferri della Fratelli Bolla, molte le riflessioni e gli spunti per cavalcare al meglio un’onda che pare poter riservare diverse soddisfazioni alle aziende italiane. Un mercato che fiuta i cambiamenti, che sta cercando di diversificarsi e di valorizzare le particolarità. Non saremo ancora all’“everyting but Chardonnay”, ma certo è che l’attenzione verso vitigni e territori nuovi si sta facendo interessante. Secondo Wagner, poi, ci sono alcune distinzioni piuttosto importanti da fare. Anzitutto, spiega, “chi consuma vino costoso in America, spesso non è la stessa persona che beve bottiglie economiche, anche se le due tipologie di consumatore sono spinte dalle medesime motivazioni. E poi ci sono dei distinguo geografici. Ogni stato ha le sue peculiarità e le sue tendenze d’acquisto”.

Maurizio Ferri (Fratelli Bolla) spiega, però, non mancano alcuni problemi: “anzitutto - spiega - la questione del dollaro debole ha comunque determinato un calo sensibile nelle esportazioni In secondo luogo, sembra essere sempre più debole il ruolo delle denominazioni come strumento di richiamo e di marketing per il vino italiano”. Un consiglio per tutti? Andare a presentare direttamente i propri vini, raccontando la loro storia, quella dell'azienda e del territorio dove sorge.

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