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VINITALY CHINA, IL VINO DI QUALITA’ SFILA NEL CELESTE IMPERO: FINO AL 26 NOVEMBRE A SHANGAI LE MIGLIORI BOTTIGLIE ITALIANE, MA NON SOLO

Comincia domani a Shanghai Vinitaly China, evento di Veronafiere in programma fino al 26 novembre. La rassegna, principale ambasciatrice del vino italiano nel Celeste Impero, si apre per la prima volta anche alle aziende estere, con l’obiettivo di conquistare un mercato in cui la domanda interna è cresciuta negli ultimi quattro anni al ritmo del 50% annuo ed in cui sono già oggi circa 120 milioni i potenziali consumatori.
L’iniziativa, a cui partecipano oltre 150 espositori, due importanti collettive italiane della Regione Veneto (con cui Vinitaly ha curato la pubblicazione VinoNostrum, realizzato grazie al contributo del Distretto del vino - Assessorato alle politiche economiche ed istituzionali) e della Regione Campania e marchi internazionali leader nel settore, si svolge nello Shanghai Exibithion Center, uno dei più importanti quartieri fieristici cinesi, su una superficie complessiva di 3.500 metri quadrati. La scelta della metropoli non è stata casuale. Shanghai, che conta 16 milioni di abitanti, è il cuore economico del Paese e la città sicuramente più influenzata dalla cultura occidentale, tanto da rappresentare il punto di contatto di riferimento con il resto del mondo. Se all’edizione dello scorso anno hanno preso parte più di 3mila visitatori da 15 nazioni, tra cui Singapore, Corea, Hong Kong, Giappone, per il 2005 è prevista un’affluenza nettamente superiore anche da altre regioni. All’interno della struttura, attraverso degustazioni e seminari, vengono presentati i migliori prodotti del Made in Italy (vini, distillati, oli extravergini di oliva, prodotti tipici), ma anche i vini provenienti da Australia, Argentina, Cile, Nuova Zelanda, Sud Africa, Usa, Ungheria, Spagna, Francia e Germania.
Le potenzialità offerte dalla piazza cinese sono così elevate da richiedere un'azione promozionale più ampia, in grado di raggiungere l’intero territorio sviluppando le reti di distribuzione commerciale per far conoscere il vino al maggior numero di acquirenti. Le elevate performance economiche del Paese hanno creato una classe media con un reddito simile a quello occidentale (circa il 10% della popolazione complessiva, pari ad 1.3 miliardi di persone), che si sta dimostrando sempre più interessata a modelli di consumo importati dall’Europa e dagli Stati Uniti. Moda, agroalimentare di qualità e vino sono i simboli dell’ascesa sociale e lo saranno anche di più in futuro. In tal senso Vinitaly China costituisce un'occasione fondamentale per illustrare le caratteristiche dei prodotti e gli abbinamenti con la cucina locale, ovvero per insegnare un consumo intelligente e costante nel tempo. Il programma si chiude con un seminario informativo sull'olio di oliva italiano organizzato da Federdop (la Federazione dei consorzi di tutela dell’olio extra vergine di oliva a denominazione di origine protetta), la cui presenza, per la terza volta con Vinitaly dopo Russia e Usa, rientra in un progetto finalizzato alla valorizzazione e promozione degli oli Dop italiani.
La manifestazione è inoltre un grande evento di comunicazione. E’ stata predisposta un’intensa attività informativa supportata da una solida strategia pubblicitaria su quotidiani, riviste di settore, radio locali e siti internet, a cui si aggiunge la collaborazione con le più importanti associazioni che operano nello sviluppo dei commerci, della ristorazione, della distribuzione e della hotêllerie: China Hotel Association, Council for the Promotion of International Trade Shanghai, Chamber of International Commerce Shanghai, Shanghai Wine Monopoly Administration Bureau, Shanghai Importing Food Enterprise Association, Shanghai Food Association, Shanghai Sugar Sigarette & Wine Group, Shanghai Hotel Industry Association, Metro, Carrefour, Lian Hua Supermarket Group. Infine sono stati coinvolti i più noti importatori di bevande in Cina come Montrose, ASC, Summegate International, Tbc e Force8.

Il mercato del vino in Cina
La Cina, nonostante abbia prodotto solo 350mila ettolitri nel 2004, è oggi al quinto posto nella classifica mondiale per superficie coltivata ad uva con 450mila ettari di vigneti (15mila in più rispetto al 2003 - fonte OIV), ma le sue ampie prospettive di crescita risiedono non tanto nella produzione (dominata per il 54,6% da sei grandi marchi e che si concentra per il 40% nella piccola regione dello Shandong) quanto nello sviluppo del suo consumo interno. I consumatori di bevande alcoliche, secondo dati ufficiali del governo cinese, sono attualmente circa 50 milioni suddivisi tra bevitori di birra (33 milioni), grappa derivata da cereali o mele (14 milioni) e vino (8 milioni). Gli interessati al vino sono più del doppio, ma si calcola che nel giro di qualche anno questi numeri possano aumentare in maniera vertiginosa. Ogni cinese nel corso dell'anno beve in media solo 0.5 litri di vino contro i 7.5 registrati nel resto del mondo e i 48 in Italia. Si tratta di un valore destinato a raddoppiare, visto il significati che viene attribuito al vino: stappare una bottiglia o semplicemente tenere in mano un bicchiere è infatti diventato uno status symbol, un sinonimo di modernità e successo. Il consumatore cinese si distingue soprattutto per il suo reddito medio-alto, un'età compresa tra i 35 e 45 anni, gli studi universitari e perché vive il vino come una sorta di esibizione sociale per dichiarare il raggiunto benessere economico.

Dati sul settore
Secondo ASC Fine Wines, il maggiore importatore di vino in Cina, ci sono spazi enormi di crescita per il comparto. Il consumo di vino in Cina è aumentato, con un tasso annuo medio del 10% negli ultimi anni. Ma dal 2001 si è registrato un tasso di crescita medio annuo di oltre il 50%. Nel 2004 in Cina sono stati importati oltre 36 milioni e 600mila litri di vino sfuso (fonte Dogana cinese). A guidare la classifica delle importazioni è il Cile con 29 milioni e 771mila litri (- 3.14% rispetto al 2003), seguito a distanza da Francia (2.352.717, + 57.59%), Spagna (1.579.017, + 102.81%), Italia (916.602, + 104.13%) e Usa (891.506, + 110.09%). L’Australia, con 559.983 litri, ha registrato l’incremento maggiore (+ 190.08%), mentre sono in calo l’Argentina (terzo fornitore in assoluto nel 2003, con un - 76.54%) e la Germania (- 87.42%). Diversa la situazione dei vini in bottiglia (esclusi spumanti e champagne): i litri importati nel 2004 sono poco più di 7 milioni, soprattutto dalla Francia (2.550.480). Seguono Australia (1.420.253), Usa (992.956), Spagna (495.628), Cile (467.978) e Italia (401.707).

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