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L’ANALISI

Vino e mercato, la crescita è negli spumanti, ma anche nei vini fermi per i top brand d’Italia

L’analisi Pambianco sui preconsuntivi. 2018 Martini al top nelle bollicine, Antinori sui vini premium, Riunite & Civ nel segmento “commerciale”
BOLLICINE, ITALIA, PAMBIANCO, VINI PREMIUM, vino, Italia
Vino e mercato, la crescita è negli spumanti, ma anche nei vini fermi per i top brand

Come è vero che a tirare la crescita del vino italiano sono soprattutto le bollicine, non stupisce che i fatturati cresciuti di più siano quelli dei primattori della spumantistica del Belpaese, che nel 2018 sul 2017 hanno registrato una crescita di fatturato dell’8%. Ma nonostante la fase di stanca complessiva del mercato dei vini fermi, anche i top brand del vino italiano hanno registrato un anno positivo, tanto quelle rivolte al segmento premium, che quelle che spaziano anche su fasce più ampie di mercato. Emerge dall’analisi di Pambianco Strategie di Impresa sui dati di preconsuntivo 2018. Stando sul solo segmento della spumantistica, per esempio, emerge che le 5 realtà più importanti per fatturato hanno messo insieme una crescita dell’8% sul 2017, passando da 601 a 651 milioni di euro, e sono, nell’ordine, la Fratelli Martini (220 milioni di euro), La Marca (140), il Gruppo Lunelli (storica realtà di riferimento del Trentodoc, e che, da qualche anno, controlla anche la griffe del Prosecco Bisol, con 101 milioni di euro), e ancora Contri (96 milioni di euro) e Villa Sandi, guidata da Giancarlo Moretti Polegato, focalizzata soprattutto sul Prosecco Docg (95 milioni di euro).
Al top del segmento premium, invece, secondo la suddivisione di Pambianco, c’è il marchio storico del vino di Toscana Antinori, con 213 milioni di euro, in testa di gran lunga, davanti ad un altro big della nobiltà enoica toscana, Frescobaldi (119 milioni di euro), e allo stesso gruppo Lunelli (101). Appena ai piedi del podio la Castello Banfi, realtà di riferimento del Brunello di Montalcino (72 milioni di euro), davanti alla griffe dell’Amarone Masi (che ha acquisito di recente anche la casa spumantiera Canevel, con 65 milioni di euro di fatturato), e ancora il Gruppo Terra Moretti (con le franciacortine Bellavista e Contadi Castaldi, Sella & Mosca in Sardegna e Teruzzi e Petra in Toscana, con 83 milioni di euro), la storica cantina franciacortina Berlucchi (43 milioni di euro), il gruppo siciliano Duca di Salaparuta (42 milioni di euro), e la griffe dell’Amarone e del Lugana Zenato (38 milioni di euro). Nella top 10 per fatturato del segmento premium anche Fontanafredda di Oscar Farinetti (ma con li dato riferito al 2017, di 60 milioni di euro). Nel complesso, le 10 cantine selezionate da Pambianco hanno messo insieme un fatturato di 816 milioni di euro, in crescita del 3% sul 2017.
Crescono i fatturati anche di chi ha puntato anche su un segmento di mercato più ampio, 10 cantine che, insieme, hanno sviluppato un fatturato di 2,35 miliardi di euro, in crescita sui 2,24 del 2017. Ovvero Cantine Riunite e Civ, che domina per distacco con 616 milioni di euro, davanti al gruppo Caviro con 236, e alla Fratelli Martini con 220.Appena ai piedi del podio Zonin1821, con 201 milioni di euro, e Botter, con 196.
A seguire due realtà leader della cooperazione trentina, ovvero Cavit (190 milioni di euro) e Mezzacorona (188), davanti ad Enoitalia (182) e alla articolata realtà del gruppo Santa Margherita (che sta impropriamente nella categoria “commerciale”, come spiega la stessa Pambianco, con un offerta fatta di prodotti accessibili ma anche di grandi vini, e che mette insieme molti dei territori più importanti d’Italia, dal “suo Veneto”, con Prosecco e Pinot Grigio, all’Alto Adige con Kettmeir, da Cà del Bosco, in Franciacorta, a Lamole di Lamole, nel Chianti Classico, fino alle due più recenti acquisizioni, Cà Maio, nel Lugana, e Cantine Mesa, in Sardegna, per citarne alcune, per un fatturato di 178 milioni di euro), e Italia Wine Brand (150 milioni di euro).

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