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VINO E MODA, MAGNETI ANCHE PER L’ARTE: LO DICE LA RICERCA DELLA FONDAZIONE AGNELLI (CON IL RELATIVO CONVEGNO A MONTEFALCO). IL CONDIRETTORE DEL "GAMBERO ROSSO", CERNILLI: "I DISTRETTI DEL VINO DEVONO PUNTARE SUL TURISMO DI ALTO PROFILO"

Italia
Il condirettore del "Gambero Rosso", Daniele Cernilli

Cosa unisce il vino e la moda, oltre al fatto di essere i due simboli dell’Italian style nel mondo, orgoglio nazionale e soprattutto voce più che positiva della nostra bilancia commerciale all’estero? Sono entrambi forti magneti turistici, capaci di fare da traino anche a importanti beni artistici e culturali. Lo spiega la ricerca della Fondazione Agnelli intitolata "L’opera è l’esperienza. Percorsi di vita dei beni culturali" a cura di Peppino Ortoleva e Teresa Di Marco, presentata oggi a Montefalco.

La scelta della città umbra non è un caso, perché proprio Montefalco è un caso emblematico di affermazione del territorio, e per questo analizzato dalla Fondazione Agnelli. Meta di un turismo internazionale che vede il Sagrantino, antico vitigno autoctono portato alla ribalta dalla cantina Arnaldo Caprai, e i preziosi affreschi di Benozzo Gozzoli come elementi inscindibili di una stessa esperienza di visita, Montefalco ha conosciuto negli ultimi anni un vero e proprio boom di visite. La nuova tendenza del turismo è infatti la fruizione dei beni artistici nel contesto di esperienze articolate di consumo, dall’enogastronomia all’acquisto di beni e accessori di moda. Così, se il cibo ed il vino sono diventati uno dei punti di forza nel turismo di molte regioni, in grado di creare una sinergia "virtuosa" con tutti gli altri componenti (l’arte, la storia, l’architettura, il paesaggio e le tradizioni), anche la moda è in grado di convogliare importanti flussi di viaggiatori.

Un esempio è dato dal turismo asiatico (in particolare nel decennio 1990-2000), in città come Firenze, dove i picchi degli arrivi da Corea e Giappone coincidevano con i saldi di alcuni dei più noti negozi di accessori in pelle. E una parte non irrilevante del turismo giapponese nelle città d’arte italiane era diretto e indirizzato dalle riviste di moda.

Un intero capitolo della ricerca della Fondazione Agnelli è stato dedicato alla cantina Arnaldo Caprai, a cui va il merito di aver riscoperto e valorizzato il vitigno Sagrantino, elemento forte dell’identità di Montefalco e soprattutto legame importante tra il passato ed il futuro della città umbra. Proprio Caprai, puntando sui tre "concetti chiave" di innovazione, tradizione e territorio, ed investendo moltissimo sulla ricerca e la selezione clonale del vitigno, ha riportato in auge il Sagrantino, favorendo la nascita e lo sviluppo di altre realtà vitivinicole.

Al convegno (al quale hanno partecipato, tra gli altri, Marco Demarie, direttore della Fondazione Giovanni Agnelli, Emilio Becheri, assessore al Turismo del Comune di Firenze e Daniele Cernilli del Gambero Rosso), Emilio Becheri, che è anche docente di Economia dei Beni Culturali all’Università di Firenze, ha sottolineato come sia più corretto parlare di "escursionismo" piuttosto che di "turismo" del vino. E riguardo a questo Becheri è stato molto critico sulla creazione di tante "strade del vino" nate negli ultimi tempi, che rischiano di morire per mancanza di fondi per la promozione e di soggetti in grado di commercializzarle. Un rischio che non deve correre Montefalco, distretto agricolo e culturale di importanza nazionale, dove questi due aspetti devono svilupparsi insieme in azioni di co-marketing. Daniele Cernilli, direttore della rivista "Gambero Rosso", ha evidenziato il grande cambiamento avvenuto in questi anni nel mondo del turismo: "Se 10 o 15 anni fa il mangiare e il bere erano un servizio accessorio rispetto alla visita culturale (si andava al museo e poi si cercava una trattoria lì vicino), oggi si scelgono prima il cibo ed il vino, e solo dopo si decide cosa visitare. La tendenza si è dunque capovolta, ed il vino è diventato "messaggero" del territorio. Evoluzione della classica gita fuoriporta, si diffonde sempre più il "viaggio di prossimità", alla scoperta dei sapori di casa nostra".

Ma, dal convegno della Fondazione Agnelli a Montefalco, Daniele Cernilli ha lanciato un monito: "bisogna fare attenzione: occorre impedire che il turismo del vino diventi turismo di massa. Evitare, dunque, situazioni come in Alto Adige, dove la "strada del vino" richiama orde di tedeschi interessati solo a mangiare e bere, senza nessuna voglia di approfondire o conoscere cosa c’è dietro alle bottiglie e alle produzioni locali". "Per il distretto di Montefalco, come per quelli di Montalcino o delle Langhe, nostri "fiori all’occhiello", si deve puntare - ha continuato Cernilli - su un turismo di alto profilo, di appassionati mossi da motivazioni più profonde, e fare in modo di sviluppare una politica dell’accoglienza caratterizzata da grande cura, servizio impeccabile e massima attenzione per il cliente".

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