Vocazionalità viticola e mano dell’uomo si sposano felicemente in Vistorta Merlot a confermare il significato di “terroir”. Lo dimostrano il percorso scelto per produrlo e la longevità. L’ambiente pedoclimatico di Vistorta, in Friuli ai confini con il Veneto, è simile per tessitura del terreno e microclima a quello bordolese, ma forse quando Brando Brandolini d’Adda ha piantato qui Merlot non ne aveva piena consapevolezza che invece appartiene a Brandino, quarta generazione di quella famiglia che nel 1872 si trasferì da Venezia nell’entroterra. Brandino - tornato a Vistorta negli anni 80 per gestire la tenuta di 220 ettari in bio, di cui 37 a vigneto - ha saputo valorizzare questo vino, già bandiera dell’azienda, forte di studi agronomici ed esperienze accanto a grandi enologi bordolesi. Proviene da 16 particelle differenti per cloni, densità e anno di impianto e forma di allevamento. Separata anche la vinificazione per adeguare le macerazioni alle caratteristiche delle uve. Nel febbraio 2013 l’assemblaggio, 15 mesi in barrique di rovere francese a grana fine e sosta in vasche di cemento fino all’imbottigliamento senza filtrazione nell’autunno 2015. Lamponi, piccoli frutti rossi e spezie al naso, in bocca è pieno con tannini vellutati e una acidità che lo rende vivo a 12 anni dalla vendemmia, elegantissimo nella sua magnifica piacioneria. In commercio la 2018, vinificata diversamente.
(Clementina Palese)
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