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VIVAISTI VITICOLI: “UN OSSERVATORIO PER LO SVILUPPO DELLA FUTURA VITICOLTURA”. LA PROPOSTA PARTE DA GORIZIA (DOVE, FINO AL 17 OTTOBRE, C’E’ RURALIA, VITE E VINUM LOCI)

“Molto spesso, anche sulla stampa di settore, vengono riportate notizie di consumi, tendenze e preferenze sui vini dei vari mercati talvolta imprecise e contraddittorie; a fronte di investimenti per il ricambio o il potenziamento degli impianti, il viticoltore chiede invece elementi certi, analisi che derivino da un’attenta valutazione sull’andamento della domanda: è necessario quindi un “osservatorio” qualificato sulla tipologia e sulle quantità di varietà collocate sul mercato dal vivaista viticolo, per conoscere, con buona affidabilità, cloni e destinazioni durante un certo numero di anni”.

E’ la proposta che i viavisti viticoli lanciano da Gorizia, dal 14 al 17 ottobre, a Vite, il salone della barbatella (in contemporanea c'è con Vinum Loci, rassegna nazionale di vini autoctoni e antichi, e Ruralia, salone delle specialità agroalimentari dop e igp) in una tavola rotonda (dove tra gli altri ci saranno il professor Antonio Calò dell’Istituto sperimentale per la viticoltura di Conegliano Veneto e Italo Roncador, Umberto Malossini e Massimo Bertamini dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige) che si prefigge anche di fare il punto e divulgare alcuni di questi dati, aggiornati alla situazione italiana e dell’Est Europa in particolare, con l’intento di approfondire - per quanto possibile - il trend dei prossimi anni in queste zone considerate di “buona vocazione” e con promettenti prospettive future.

La proposta di far nascere un osservatorio sullo sviluppo della futura viticoltura non poteva che partire da Gorizia, in quanto il Friuli Venezia Giulia è la regione leader nella produzione di barbatelle a livello internazionale.
Il vivaismo viticolo è sempre più coinvolto nella realizzazione pratica di ciò che la ricerca e la sperimentazione a livello internazionale stanno facendo: trovare risposte alle domande che arrivano dalla vitivinicoltura a 360 gradi, non più dal “Nuovo Mondo”, non solo dall’Est Europa. La ricerca si orienta, quindi, su cloni sempre più personalizzati alle aree ed alle aziende che andranno a coltivarli, cloni delle varietà internazionali adattabili alle condizioni climatiche e di terreno delle diverse zone di coltivazione, cloni autoctoni che rispecchiano sempre meglio le caratteristiche dettate dalla vocazione dei territori d’origine. Su queste basi si gioca la carta vincente della futura vitivinicoltura della nuova Europa.

Terreno di confronto sarà quindi, da domani al 17 ottobre, proprio Gorizia, città che, per prima al mondo, fin dal 1990, ha saputo creare un importante appuntamento scientifico e commerciale fra i vignaioli e le maggiori realtà produttive di barbatelle innestate.

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