Leggera e dissetante, in bocca il tannino non manca, giusto ad imprimere i semplici ma nitidi sapori di rosa canina, mandarino e fieno. Ha un che di dolce e selvatico, di spensierato, bilanciato nella freschezza e sapidità, con un finale leggermente amaricante. È una gioia versare questo vino limpido e ritrovare la Schiava come dev'essere (e come avevamo lungamente perso, presi a strutturarla con lunghe macerazioni e affinamenti in legno tostati, pur di farla digerire ad un mercato modaiolo, che spesso dimentica il concetto di “terroir”): infatti si chiama Ricordi, perché così era la Schiava che beveva il nonno materno di Malcolm. Nonno che aveva dei vigneti che in parte sono arrivati a lui, 8000 metri a Terlano, e che lui ha rabboccato con 2 ettari in affitto. Qui produce i bianchi (Terlaner, Pinot Bianco e Gewürztraminer in purezza), mentre è ancora alla ricerca del suo vigneto di Schiava. Intanto vinifica le uve biologiche che ogni anno trova disponibili (la 2019 proviene da Egna, la 2020 da vigne a 500 metri vicino a Lana, zona Merano, mentre la prossima verrà da Caldaro) e ne approfitta per farsi l'idea di Schiava che più lo convince. Dopo la formazione all'Istituto Agrario San Michele (dove ha conosciuto Federico, Giovanni e Stefano, con cui si diverte a produrre il centratissimo Trentodoc Etyssa) e diverse esperienze professionali Malcolm è giovane, ma ha le idee chiare sui vini che vuole fare. Tenetelo d'occhio.
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