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L’ENOLOGIA DI DOMANI

Vini espressivi, legati alle origini e con forte identità sensoriale: il futuro secondo Luigi Moio

Le riflessioni del vicepresidente Oiv che apriranno il Congresso Mondiale dell’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (Oiv) a Ginevra
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Il professor Luigi Moio

L’enologia del futuro dovrebbe essere sempre più focalizzata sulla produzione di vini altamente espressivi che riflettano le loro origini e caratterizzati da una forte identità sensoriale. Una strada che deve prendere in considerazione l’attuale contesto globale, fortemente condizionato dal cambiamento climatico, le considerevoli preoccupazioni sul rispetto per l’ambiente, i rigidi principi dello sviluppo sostenibile e la pressante richiesta di trasparenza, sicurezza e salubrità del vino da parte dei consumatori. Sono gli atout della relazione di Luigi Moio, vicepresidente Oiv (e già presidente della Commissione Enologia dal 2015 al 2018), e docente di Enologia all’Università Federico II di Napoli, che, il 15 luglio, nella conferenza pubblica, darà ufficialmente il via ai lavori scientifici del Congresso Mondiale dell’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (Oiv), che sarà di scena a Ginevra, in Svizzera, dal 15 al 19 luglio, con oltre 500 esperti da tutto il mondo a condividere esperienze, ricerca, conoscenze e punti di vista sui temi più caldi della viticoltura.
Riflessioni, quelle di Moio, che si innestano perfettamente nelle considerazioni di Gérald Bronner, professore di Sociologia all’Università di Paris Diderot, secondo cui, alla base di tante paure e dubbi da parte dei consumatori su ciò che si mangia e si beve, c’è una situazione contemporanea completamente senza precedenti, conseguenza di una massiccia deregolamentazione del mercato dell’informazione e persino del funzionamento del nostro cervello. Il cibo, in questo senso, secondo Bronner, è particolarmente suscettibile di generare attenzione e paure - fondate o infondate. Per questo è fondamentale capire i processi che consentono “le odierne epidemie di credulità, legate anche ad un mercato dell’informazione che, si legge nella sintesi dell’intervento, favorisce l’attività di gruppi minoritari che sono comunque motivati ad affermare il loro punto di vista, e anche la demagogia cognitiva”. Riflessione che chiama in causa un aspetto fondamentale che va oltre il vino, ovvero capire in che modo i punti di vista scientifici possono essere difesi in modo appropriato.
Il tutto in un contesto in cui si ragiona sull’opportunità di “ridurre o adattare l’uso di input in un sistema alimentare in cui l’obiettivo è la conservazione delle risorse e l’intera catena del valore “viticoltura-enologia-vendita-consumo” è integrata, con la vitivinicoltura che potrebbe aprire e seguire la strada della sostenibilità progressiva”, come spiegherà Hans Schultz, presidente della Hochschule Geisenheim University, tra i più importanti centri di ricerca europei del settore.

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