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MERCATI E TREND

La “vie en rose” del vino: continuano a crescere produzione e consumi, Francia e Usa al top

I dati del Conseil Interprofessionnel des Vins de Provence e di France Agrimer. Dal 2002 al 2018, consumi di vino rosè a +40%
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La “vie en rose” del vino: continuano a crescere produzione e consumi

Tra i tanti movimenti che attraversano il consumo di vino mondiale, quello dei vini rosè non sembra conoscere crisi. Vino giovane, fresco, spesso con una gradazione alcolica più bassa rispetto a rossi e bianchi, con i consumi che, dal 2002 al 2018, sono aumentati del 40% (e con un +9% tra il 2017 ed il 2018), e rappresentano l’11,2% di tutti i vini fermi bevuti nel mondo. A dirlo un report del Conseil Interprofessionnel des Vins de Provence e di France Agrimer. Che sottolinea come, di pari passo, la produzione sia salita del 31%, da 20 a 26,4 milioni di ettolitri. Da questo punto di vista, la Francia è di gran lunga il primo Paese produttore, con 7,5 milioni di ettolitri nel 2018, davanti agli Stati Uniti con 5, ed alla Spagna, con i tre Paesi che, da soli, pesano per il 64% della produzione totale (davanti all’Italia). Con Francia e Usa che, oltre che primi Paesi produttori, si confermano anche principali consumatori al punto che, da soli, valgono il 54% dei consumi. Mentre in Germania, Italia e Spagna, secondo l’Osservatorio, i consumi sono in flessione, con il caso clamoroso della Spagna che, pur essendo terzo produttore mondiale di una tipologia di vino in netta crescita, ha visto in consumi interni crollare del 70% dal 2002 ed il 2018. Anche le esportazioni sono cresciute, a livello mondiale, da 7,6 milioni di ettolitri a 10,7. E per l’Italia, dove il rosè è legato soprattutto ai vitigni indigeni di tanti territori d’Italia (con i più importanti che sono, Valtènesi, Chiaretto di Bardolino, Cerasuolo d’Abruzzo, Castel del Monte, Salice Salentino e Cirò, riuniti nell’Istituto Rosautoctono), la buona notizia è la crescita del valore, con il prezzo medio a bottiglia esportato passato da 1,7 a 2,3 euro dal 2014 al 2018 (mentre la Francia, al top anche nell’export, è passata da 2,4 a 3,5 euro).

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