- Clermont Ferrand: sensazioni sulle quattro ruote!
Era ormai notte quando arrivai a Clermont Ferrand e richiamai quella stessa energia che avevo usato per trovare l’hotel che avevo prenotato appena un’ora prima. Raramente quando viaggio decido in anticipo dove andrò a dormire: mi piace tenere aperte le opzioni e guidare per molte ore fino a quando comincio a sentirmi stanca. A quel punto lascio le mappe e le guide e cerco un hotel modesto nelle vicinanze. Non voglio spendere tanto denaro quando mi sposto dal “punto a” al “punto b”, quando tutto quello di cui ho bisogno è un letto ed un luogo sicuro per parcheggiare l’auto (sempre noleggiata). Non sono mai stata a Clermont, e così sono curiosa di visitarla.
Lasciata l’autostrada e oltrepassato il segnale stradale marrone che i francesi utilizzano per indicare luoghi di interesse: in questo caso vicino ai simboli facilmente riconoscibili per una chiesa e un museo, c’era un cerchio tratteggiato. Dopo averlo sorpassato, immaginai se qualcuno a Clermont Ferrand avesse inventato la ruota, ma ero troppo impegnata nella ricerca dell’hotel per pensarci ancora. Solo la mattina seguente ho capito cosa significasse e mi è scappato da ridere quando ho guardato fuori dal finestrino dell’auto: ero circondata da fabbriche di pneumatici della Michelin - davvero un “monumento” francese. A Clermont, persino le strade hanno i nomi dei Michelins.
Poi mi sono ritrovata al centro di una zona medievale della città, dove sotto alcuni affascinanti e grotteschi doccioni (parte finale del tubo o canale di scarico esterno di una grondaia, spesso decorato con figure mostruose o fantastiche che dovevano spaventare gli “spiriti maligni” e tenerli lontani dall’edificio, ndr), dove nella piazza i venerdì mattina c’è un mercato, più nord africano che francese; il ristorante sempre nella piazza serve cous cous. Clermont Ferrand è come una piccola Torino: il 10 % della sua popolazione di 260.000 abitanti lavora nelle fabbriche della Michelin. Ma ero più interessata allo scenario circostante: un panorama di alti vulcani e valli meravigliose piene di mucche al pascolo e fiori selvatici.
Citotel www.citotel.com, un’associazione di hotel modesti situati nei centri cittadini in tutta la Francia, mi ha indicato posti di qualità in luoghi in cui normalmente non mi sarei mai fermata.
- Il naso dei fiori
Le rose stanno sbocciando. E’ il momento che aspetto per tutto un anno, e quest’anno sta arrivando un po’ prima del solito. Simile ad una speciale degustazione di numerosi e diversi “old vintage”, la fioritura di maggio offre ai nasi “sensibili” l’occasione di perdersi in un ricco e vario bouquet di sensazioni e profumi. Da tanto tempo sono appassionata di quelle che in Inghilterra chiamiamo “rose antiche”, ovvero rose la cui genealogia può essere ripercorsa a ritroso nel tempo, ed in alcuni casi, nei secoli. Non solo hanno tenui colori ed i boccioli ricadenti, ma quasi tutte sono eccezionalmente profumate. I loro nomi evocativi - Blanc Double de Coubert, Mme. Alfred Carrière, senza dimenticare Cuisses de Nymphe émue (una fantasia maschile se mai ne ho vista una) - queste rose hanno fragranze tanto particolari quanto nelle forme e nei colori.
Alcuni dei miei migliori amici sono grandi conoscitori di vino, e di sicuro più esperti e degustatori di esperienza di me. Ma pochi di loro anno una qualche conoscenza del vasto mondo dei fiori. Io ho per così dire messo il naso in ogni fiore che ho “incontrato” nella mia vita, a cominciare da quando ero un’esile bambina, perché i profumi dei fiori erano e sono per me eccitanti a livello sensoriale: infatti, è grazie al mio amore per i fiori che mi sono interessata ai “nasi” del mondo del vino - e non il contrario.
Allo stesso modo in cui noi ci creiamo una memoria nella mente degli aromi del cibo e degli ingredienti, così accade con la vasta gamma di fiori, dalla fresca e innocente New Dawn - un fiore rosa pallido, rampicante a fioritura prolungata - all’erotica opulenza delle sue cugine, come la Reine Victoria, agli intensi e pungenti profumi dei Denti di leone … ogni ha la sua impronta distintiva, per la mia mente sillabe molto più stimolanti da esplorare di qualsiasi corso per sommelier.
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