02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Surfing the harvest … On the road, veramente … Cari produttori, siete sicuri che le vostre traduzioni in inglese siano corrette?
di Carla Capalbo

- Surfing the harvest

È più di cinque settimane che viaggio in macchina, dormendo in posti diversi quasi ogni due notti. Stavo seguendo (e fotografando) le vendemmie prima che finissero, un po’ come un surfer che deve sbrigarsi per stare sulla cresta dell’onda, dal Collio Goriziano a Bordeaux, da Sauternes a Rioja, per riscendere a Montepulciano, per poi tornare in Irpinia, dove hanno appena cominciato, il 15 ottobre, con i bianchi. Le cose che mi hanno colpito di più? Nel Collio, Franco Toros, che vive la vendemmia come una festa in famiglia, con allegria, vini e spuntini nei vigneti, e un atmosfera veramente simpatica per raccogliere quello che quest’anno sembra ovunque nel Collio della bellissima uva. Che a Château Pichon-Longueville, a Bordeaux, si mangia benissimo durante la vendange, seduti a tavola con hors d’oeuvres, plat, plateau de fromages e classici dolci da pâtissier … tutto preparato ogni giorno della vendemmia da un catering per le 60 persone che lavoravano nelle cantina ed a fare la selezione dei grappoli, per non dire acini, uno per uno con i guanti. Very civilized! A Sauternes erano i gruppi di donne super-colorate, marocchine o turche, che sanno distinguere tra le muffe nobili e non, su grappoli che quasi toccano per terra, tanto sono bassi. Solo così, nelle brume della prima mattina, i chicchi possono prendere quella botrytis così esclusiva e desiderata. Una cosa è certa: più il vino è pregiato, più trovi il terreno coperto di grappoli scartati prima e durante la vendemmia.

- On the road, veramente

… Devo aggiungere che un’altra cosa che mi è piaciuta molto era scoprire un autogrill in Francia (vicino a Montpellier) che aveva una pasticceria di alto livello dentro l’autogrill, che sfornava deliziosi croissants beurre e tartes au citron per i loro (fortunati) viaggiatori abitués. Lì si potevano anche scegliere eccellenti insalate tipo Nicoise, o panini fatti al momento di grandi formaggi e Jambon de Paris con moutarde e cornichons da portare via e mangiare ad un tavolo sotto l’ombra di un albero in una delle tante “aires” che ci sono lungo le autoroutes. Ma perchè in Italia non c’è mai (o quasi mai) nemmeno un filo d’ombra per parcheggiare la macchina all’autogrill? Potrebbe essere così simpatico fermarsi lungo il viaggio se solo gli autogrill non fossero quasi sempre luoghi orrendi, stressanti (specialmente se sei una donna in viaggio da sola e hai cose di valore in macchina) e noiosi. Senza anima. Si potrebbero creare dei posti veramente interessanti, divertenti, con gusto e cibi di carattere anche regionale, invece di quella lista di panini indigeribili che conosciamo tutti a memoria ma che non abbiamo mai voglia di mangiare. Erano partiti con una buona idea per le spremute, ma siccome usano le macchine che schiacciano anche la buccia, ti lasciano la bocca amara dell’olio che contengono, e io non l’ho più ripresa. Oramai, prima di fare un lungo viaggio, mi preparo verdure crude, frutta, insalate o qualche piatto da mangiare in macchina sotto uno degli pochissimi alberi grandi che conosco negli autogrill lungo la rete autostradale. Finisco con un pezzo di eccellente cioccolato di Paul De Bondt per tenermi sveglia, e continuo per la mia strada. Ma sono opportunità perse, ne sono convinta.

- Are you sure?

Siete sicuri - e questo lo sto chiedendo a tutti quelli che, in Italia, producono qualsiasi letteratura che ha da fare con il vino - siete veramente sicuri che i vostri testi, tradotti in inglese, vanno bene? So cosa mi rispondereste: che la vostra nuora si è laureata in inglese, che lo parla perfettamente; che la moglie del vicino di casa vi fa le traduzioni gratis; che forse l’agenzia di traduzioni non è di madre lingua, ma garantisce un inglese reale e non solo, costa anche tanto… tutto questo non basta. Pensate a quanto spesso si compra un oggetto tecnologico dall’estero le cui istruzioni somigliano molto all’italiano, ma che non lo sono. È la stessa cosa per i vini. Solo se avete una persona di madre lingua che sa non solo tradurre ma anche scrivere e che capisce qualcosa sul vino potete essere sicuri di quello che mandate in giro per il mondo sotto il vostro nome. Io sono talmente frustrata di leggere - o affrontare - testi incomprensibili che talvolta fanno anche morir dal ridere per gli errori che ci stanno dentro che non scelgo più l’opzione inglese se mi danno la scelta. Ma mi dispiace anche sapere che spesso anche i più grandi vini italiani viaggiano accompagnati da testi che zoppicano.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli