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Un’idea originale per il Natale 2006 degli eno-appassionati … Slow Food: The seeds of change
di Carla Capalbo

- Cosa regalare per Natale
Se non sapete più cosa donare all’amatore di vino che ha già tutto, ecco una ricetta interessante, ecologica e poco costosa che risolve uno dei problemi più grandi del nostro settore, cioè cosa fare con i tappi usati:
Ingredienti:
tappi di vino usati
un vaso di vetro grande, con coperchio, tipo quelli da pomodoro
alcool rosa (di pulizia)
1. In un vaso di vetro capiente, sistemare i tappi in piedi, lasciando molto spazio per eventuale gonfiamenti.
2. Riempire il vaso con alcool fino in cima. Chiudere bene con il coperchio.
3. Aspettare almeno 3-4 settimane, preferibilmente di più, ricolmando con alcool quando necessario.
4. Usare ciascun tappo come accendi fuoco per il camino o barbecue: funzionano benissimo, bruciano a lungo e ci fanno risparmiare quelli commerciali che puzzano di petrolio.

- The seeds of change

Se, come sempre, il Salone del Gusto di Slow Food è stato bello, tante delle sue lezioni sono state già da anni bene integrate nei nostri modi di vivere: cercare i piccoli produttori di qualità e aiutare questi artigiani (e artisti) a resistere in un mercato sempre più anonimo e spinto verso le grande catene e supermercati (e qui, un riconoscimento va alla Coop, per la sua presenza sempre solidale a queste manifestazioni); sostenere i prodotti locali e i cuochi che li usano per cucinare; essere generosi con le nostre conoscenze ed “expertises” (ed instancabili nel incrementarli) … per elencarne solo un po’.
Ma per me, come due anni fa, la parte più stimolante dell’evento al Lingotto è stato “Terra Madre”. È qui che succedono cose che ti possono cambiare la vita. Anche per chi, da anni, è sensibile ai problemi dell’ecologia, dei cibi trans-genici, del ruolo delle donne nel mondo agricolo del cosiddetto “Terzo Mondo”. Quasi dieci anni fa ho avuto la fortuna di incontrare la grande Vandana Shiva, attivista indiana che ha dato l’impulso per una immensa battaglia contro i brevetti internazionali su cibi indigeni che le corporazioni multinazionali ormai hanno “applicato” su migliaia di prodotti del tutto naturali, come il riso Basmati o la pianta medicinale “Neem” - prodotti, ripeto, sulle quali questi corporazioni non hanno portato nessun innovazione. In una battaglia ghandiana ben documentata, Vandana Shiva ha portato il caso Basmati, emblema del suo popolo, nelle corti più alte della terra per difendere i diritti dei contadini a farlo crescere senza dovere pagare questi nuovi dazi nella sua esportazione all’estero. E, dopo tanti anni di lotta, ha vinto. Una delle strategie non-violente di questa battaglia è andata così: migliaia e migliaia di contadine indiane hanno mandato ognuna una cartolina al presidente della multinazionale americana dicendo:
“Caro Presidente. Nel nostro paesino, quando scopriamo un ladro, lo invitiamo a sedersi con noi sotto l’albero più grande del nostro villaggio. Lì gli chiediamo il perchè del suo gesto di aver preso una cosa non sua. L’ha fatto per la fame? Perchè aveva bisogno di aiuto? E così cerchiamo tutti insieme di risolvere il problema. In questo caso, vorremmo invitare Lei a venire a sedersi sotto il nostro albero, perchè Lei ha preso qualcosa di nostro, e ci piacerebbe risolvere questo problema insieme”.
Anche questa inondazione di posta ha giocato un ruolo nel cambiare la coscienza del pubblico (se non quella delle multinazionali). Un altro caso eclatante contro il quale Vandana Shiva lotta da anni è quello dei semi “terminator”.
Saprete forse che, a differenza delle piante normali, tante piante modificate geneticamente (Ogm) sono state manipolate dagli scienziati per renderle sterili. Il che comporta dover, ogni stagione, ricomprarli. Questo in qualsiasi situazione è ingiusto: rompe le leggi della natura. Ma soprattutto in comunità di poveri agricoltori, dove il denaro non ha mai avuto un grande ruolo (perchè non ce n’è mai stato), questo cinico scherzo è costato la vita a tantissimi piccoli agricoltori che, dopo una raccolta povera, non hanno avuto i soldi per comprare gli stessi semi che da millenni venivano messi da parte per la stagione successiva dalle loro donne. E si sono suicidati. In tanti. Per chi ne vuole saperne di più, la Shiva ha documentato il tutto in un libro intitolato “Seeds of Suicide”.
Quest’anno la novità che, insieme a Slow Food e alla Regione Toscana e Arsia, Vandana Shiva ha portato a Torino è il “Manifesto sul Futuro dei Semi” (Manifesto on the Future of Seeds, prodotto dall’International Commission on the future of Food and Agriculture). Questo piccolo opuscolo afferma i diritti inalienabili dello scambio di semi tra un agricoltore e un altro (cosa fuori legge allo stato attuale, incredibilmente); della riproduttività dei semi; della bio-diversità; e sopratutto, descrive i diritti morali e intellettuali sui semi, passando per l’attuale e scandalosa privatizzazione dei semi, che rappresenta la trasformazione di una risorsa comune in una merce per corporazioni. Un piccolo vademecum indispensabile per tutti, attivisti e non.

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