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Ancora troppo cemento in Italia: pensieri e sensazioni sui poeti che difendono il territorio
di Carla Capalbo

Questa volta sto letteralmente scrivendo “On the road”, dall’Autogrill di Magra Est sulla strada da Genova a Firenze. Negli anni passati, quando avevo ancora quello che chiamavo “il vecchio furgone” - un pulmino del 1970 della Volkswagen - non amavo l’autostrada a causa delle dozzine di gallerie: poi c’erano i camion che mi sorpassavano e non viceversa, ma ora con un’auto nuova è tutta un’altra storia, meno pesante.

Ascoltando la radio, come di solito faccio in macchina, il contatto con il mondo reale al di fuori rende il viaggio meno solitario. Le voci e le idee si mescolano con la campagna che sto attraversando in una curiosa sintonia: su Fahrenheit (programma su Radio 3, ndr) il poeta Andrea Zanzotto ha alzato la voce per salvare Prato, una cittadina del nord est contro il cemento che sembra inarrestabile e che indiscriminatamente sta soffocando l’Italia. E’ pessimista ma la sua voce ha peso. Per me era particolarmente commovente ascoltarlo mentre guidavo tra le alte e verdi terrazze del passo del Turchino, il segno di antiche vigne che non ancora (e forse mai) sono state recuperate, ma che ancora riflettono i secoli di lavoro degli uomini che andarono a “domare” quelle montagne …

Ho visto un paesaggio simile sull’Etna la scorsa settimana, ma li almeno ci sono i segnali che le cose stanno cambiando come con le avanguardie del Nerello Mascalese, la rivincita delle varietà di uve indigene del sud contro i loro cugini importati, troppo spesso non in purezza.

Oggi, attraversandole velocemente, queste gallerie hanno un significato differente, inframezzano le voci con il rumore del silenzio. Sembrano darmi spazio per ricordare, ad ogni entrata e uscita dalle buie viscere della montagna, e riemergendo posso ascoltare frammenti dalla radio: Donovan on Storyville che descrive seduti sul pavimento nella stanza di Bob Dylan al Savoy Hotel di Londra negli anni ’60, guardando una coppia di pattinatori sul ghiaccio in tv … che mi riporta indietro ai ricordi del movimento pacifista anti-Vietnam, quando sembrava naturale per noi tutti protestare … poi (la radio, ndr) mi fa tornare al Libro del Giorno, e ascolto la scrittrice inglese A.S. Byatt che ha dedicato il suo ultimo libro alla sua traduttrice … una cosa inusuale, pensavo mentre mi immergevo nell’oscurità di un tunnel, perché la traduzione è solitamente un'operazione ingrata, riconosciuta raramente come componente del processo creativo di un libro. Dopo queste entrate e uscite, sono affamata: spero, invece del solito panino all’Autogrill, di potermi fermare allo splendido ristorante viaggiante di Arnaldo e Marco Caprai, per un tocco di classe e un pasto vero che risollevi il mio spirito!

Alessandro Regoli spesso mi ammonisce perché non scrivo questi articoli con regolarità come lui preferirebbe, e mi dispiace spiegare ogni volta che la mia vita non è strutturata sul calendario o su ritmi regolari di una busta paga.

Io sono davvero “on the road” e quando scrivo un articolo difficilmente la mia energia creativa può dirigersi verso altre cose. Così questo è il suo giorno: dall’autostrada questo è il mio messaggio a tutti quelli che viaggiano per centinaia di chilometri per volta, su e giù per la penisola, che si meravigliano degli alberi di mele in fiore sugli alti pascoli e di come le nuvole volano sopra le cime imbiancate sopra Carrara, e si disperano ogni volta che vengono coperte dal cemento proprio davanti ai propri occhi.

C’è una petizione da firmare per salvare il campo di Zanzotto? Firmerò non appena tornerò alla civiltà, “off the road”.

Carla Capalbo

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