Non crescono di numero, preferiscono i vini di prezzo di fascia media, li chiedono sempre più importanti dal punto di vista della gradazione alcolica, consumano più rosè che in passato e sono aperti a nuove tradizioni vinicole, anche dall’estero. Sono i consumatori di vino secondo la fotografia scattata da Astra ricerche, che il presidente dell’istituto, Enrico Finzi, commenta a Winenews.tv:
“Io individuerei cinque tendenze: la prima evidenzia una sostanziale stabilizzazione del numero dei consumatori. In secondo luogo, c’è una protesta di massa, silenziosa ma non per questo meno importante, nei confronti dei prezzi medio-alti a favore dei prezzi medi. I prezzi alti - precisa Finzi - non creano problemi ai gruppi sociali abbienti, mentre ciò che viene criticato sono i prezzi esorbitanti. Al supermercato vengono preferite le bottiglie da 5-6 euro a scapito di quelle da 9-10, mentre nella moderna distribuzione si scelgono quelle da 9-10 rispetto a quelle da 14-15 euro nella moderna distribuzione”.
Ma che tipo di vino viene consumato di più?
“C’è una diminuzione della domanda di prodotti con basso contenuto alcolico - continua Finzi -: per esempio, le donne non vanno più solo sui “prosecchini” di facile beva, e inoltre si chiedono prodotti bianchi un po’ più “significativi” pur essendo percepiti più leggeri dei rossi”.
“Come quarto punto, va segnalato che finalmente dopo anni di crisi ha ripreso slancio la categoria del Rosè, anche grazie all’arrivo sul mercato di prodotti di buona o ottima qualità, con un autonomia di personalità e di immagine, non più considerati come “rossi svirilizzati”.
Un’ultima tendenza, secondo Finzi, è quella che evidenzia una nuova “sperimentazione di prodotti al di fuori delle grandi tradizioni enologiche tradizionale, e un numero crescente di consumatori di vini stranieri (cileni, australiani e californiani tanto per dirne alcuni), con un fenomeno - conclude Finzi - che in Italia resta comunque più debole che altrove”.
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