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“LA CINA? L’ITALIA LA CONQUISTI CON IL VINO DI ALTA GAMMA”. A WINENEWS RAIMONDO ROMANI DI GELARDINI & ROMANI WINE AUCTION, “LIVE” DAL ROAD SHOW ORGANIZZATO IN CINA. IN ATTESA DELLA PIÙ GRANDE ASTA DI VINO ITALIANO IN ASIA (AD HONG KONG IL 21 APRILE)

Italia
La Cina va conquistata con i vini italiani top

Il mercato cinese? L’Italia deve aggredirlo con i vini di alta gamma, anche perché sull’“entry level” non è competitiva, sia perché Paesi come Cile e Nuova Zelanda hanno grandi vantaggi fiscali (e sono in grande crescita, come sottolinea anche un recente report di Wine Intelligence), sia perché il Governo cinese spinge affinché questa fascia di mercato sia sempre più soddisfatta dalla produzione nazionale. E anche se nel livello top oggi dominano i francesi, c’è spazio per recuperare. Ne è convinto Raimondo Romani della casa d’aste Gelardini & Romani Wine Auction (www.grwineauction.com), che ha dato vita ad un road show partito da città come Nanchang (5 milioni di abitanti) e Guangzhou (12 milioni) per conquistare i ricchi cinesi con gli “Icon Wines”, partendo con Antinori, tra le prime cantine italiane a presidiare in modo diretto la Cina, con una sua struttura e senza affidarsi a “terzi”, ed etichette come Solaia e Tignanello.
“La conoscenza del vino italiano è limitata a delle enclave nelle città più sviluppate, che però rappresentano una minima parte della Cina. Nella stragrande maggioranza del Paese la conoscenza del vino e della gastronomia italiana è molto bassa, e il vino italiano è in difficoltà, i nostri prodotti “entry level”, vini che franco cantina costano 3-4 euro e in Cina si possono trovare a oltre 100 euro, per questo e non hanno appeal. E allo stesso tempo non sono percepiti come vini di lusso. Ed è per questo che abbiamo fatto questo road show, per contribuire a far percepire il vino italiano come eccellenza, come status symbol. Siamo partiti con Antinori, e proseguiremo nel 2012 e nel 2013 con tutti i “Grand Cru d’Italia” che abbiamo classificato, quei vini che hanno valore anche nelle aste e presentabili come effettivo bene di lusso. Ed è stato importante avere il supporto delle istituzioni italiane, dall’ambasciatore italiano in Cina Massimo Iannucci al console di Guangzhou Benedetto Latteri, che ci ha permesso di avere le autorità cinesi, cosa importante perché “legittimano” l’iniziativa ma soprattutto il prestigio del vino”.
Vino che, al contrario che in altri Paesi, non può contare sul “traino” della cucina italiana in Cina “che qui non è ancora molto considerata perché c’è una tradizione cinese importantissima - aggiunge Romani - ma è anzi il vino l’unica chiave che può aprire il mercato anche al cibo. Ma ci sono potenzialità enormi, perché anche gli stessi francesi sono avanti ma solo in quelle città di primo livello dove c’è una certa occidentalizzazione, ma ci sono più di un miliardo di persone che non sono state raggiunte, c’è una potenzialità di espansione enorme, dove neanche i francesi sono presenti”.
La prima “tappa” del road show avrà un momento importante il 21 aprile ad Hong Kong, dove ci “sarà la più grande asta di vino italiano mai vista in Asia, con un valore di partenza superiore a 500.000 euro. Ci sono tutti i vini italiani più importanti, c’è grande interesse perché in questa città, che è la capitale mondiale delle aste, questo è un evento un po’ diverso, e riteniamo che il nostro lavoro stia contribuendo in maniera significativa alla crescita del vino italiano, testimoniata dal fatto che anche le altre case d’aste internazionali, da gennaio, hanno aumentato la quota del vino italiano in catalogo dal 3% al 15-20%. Anche se, va detto chiaro, Hong Kong non è la Cina”.

Focus - La Cina vista da Wine Intelligence
La Cina, nel 2011, ha importato 1,27 miliardi di dollari di vino, +94% sul 2010. Ma a crescere di più non è stato il vino francese, che ad oggi è il più importato in Cina, e neanche quello italiano: le crescite migliori sono state realizzate da Paesi come Cile e Grecia, che ha superato i 2 milioni di euro in valore. E più in generale, i Paesi del Nuovo Mondo, con la Nuova Zelanda, ad esempio, che ha visto crescere del 65% la sua quota di mercato. A dirlo una ricerca di Wine Intelligence, curata da Jenny Li.

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