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“Non credo che esista un dualismo con il Prosecco, da cui lo Champagne non ha nulla da temere. Anche perchè nei mercati mondiali c’è posto per tutti”. Così a WineNews Thierry Gasco, chef de cave di uno dei brand più conosciuti Oltralpe, Pommery

La crescita del Prosecco nel mondo, vista dall’Italia, sembra poter minacciare, a livello commerciale, lo strapotere dello Champagne. Ma è davvero così? Non secondo Thierry Gasco, chef de cave di uno dei brand più conosciuti Oltralpe, Pommery, che a WineNews marca le differenze tra le due bollicine più bevute al mondo. “No, io non credo che esista realmente un dualismo con il Prosecco, da cui lo Champagne non ha nulla da temere. È vero che si tratta di prodotti simili, comunque vini spumanti, ma il posizionamento è del tutto diverso. Lo Champagne ha raggiunto una sua nobiltà già da tanti anni, e adesso deve solo lavorare per migliorarsi. Del resto, sui mercati mondiali arrivano 4 miliardi di bottiglie di spumante l’anno, e di Champagne se ne producono in media 360 milioni, direi che c’è spazio per entrambi, visto anche la diversità tra i due prodotti”. E non crede che in futuro, con le nuove generazioni, il panorama potrebbe cambiare? “Certo, se si pensa ai consumatori più giovani, e all’esigenza di guardare principalmente al prezzo, il Prosecco è molto più abbordabile dello Champagne, sono d’accordo. Ma credo che il discorso sia diverso: i giovani, anche oggi, approcciano il mondo delle bollicine con il Prosecco, ma quando cresceranno, ed avranno maggiori disponibilità economiche, andranno alla scoperta dello Champagne”.

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