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Il Garda Doc, nato per abbracciare la produzione di bollicine di dieci denominazioni diverse, fa i conti con il presente e punta alle 50 milioni di bottiglie. Dal mercato interno all’export, le strategie della denominazione guidata da Luciano Piona

Italia
Luciano Piona, a capo del Consorzio del Garda Doc

Il potenziale produttivo, dopo la vendemmia 2017, parla di 20 milioni di bottiglie, vale a dire più dei 17,4 milioni di Franciacorta del 2016, ma il Garda Doc (www.gardadocvini.it), lanciato un anno fa dal Consorzio presieduto da Luciano Piona, ha ambizioni ancora superiori: “Nei nostri 31.000 ettari abbiamo un potenziale di 50 milioni di bottiglie - dice Piona - poi sarà una scelta delle aziende decidere se commercializzarle come Garda Doc”.
Il marchio riunisce dieci denominazioni diverse che circondano il lago di Garda (Valtènesi, San Martino della Battaglia, Lugana, Colli Mantovani, Custoza, Bardolino, Valdadige, Valpolicella, Durello e Soave) che oggi producono 7 milioni di bottiglie di spumante sotto vario nome, e tra le aziende socie ci sono produttori di rilievo, come Gruppo Italiano Vini, Schenk, Cantina di Soave e Contri.
L’operazione “bollicine” del territorio veronese (quasi 28.000 ettari cioè dieci volte la Franciacorta, con i restanti 3.200 divisi tra le province di Brescia e Mantova) ha una particolarità: non fa differenza tra metodo classico a charmat e in questo senso può fare concorrenza sia a Franciacorta e Trento doc sia al Prosecco. “Il disciplinare che è appena stato modificato - spiega Piona - prevede la possibilità di lavorare sia con il metodo classico sia Charmat, perché i consumatori non sono tutti gourmet e non fanno questa differenza, chiedono semplicemente di bere bollicine: le aziende sono libere di scegliere il metodo”. La concorrenza, quindi, è possibile sia nei confronti dei metodi classici della Franciacorta e di Trentodoc (8 milioni di bottiglie) sia nei confronti del Prosecco (660 milioni di bottiglie).
Il “Garda” sarà un vino leggero ed economico, che guarda a un mercato trainato anche da aperitivi e happy hour. “Il progetto è nato da una ricerca di mercato, che mostra come le “bollicine” stiano erodendo le vendite dei vini fermi, soprattutto bianchi”, aggiunge ancora Piona. Il Consorzio punta a una crescita che permetta di essere sempre più presenti sui mercati esteri, utilizzando come leva del marketing anche le sponde del lago Benaco, meta di turisti in particolare tedeschi. L’export guarda con particolare interesse all’Inghilterra e alla Germania ma anche all’Italia, dove il comparto degli spumanti traina il consumo di vino: +9,5% in valore e +6,8% in volume.

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