In Sicilia, forse più che in ogni altro territorio, il vino è espressione dell’intreccio armonioso tra una storia secolare, tra paesaggi disegnati dalle tante culture e popolazioni che sono passate, nei secoli, per la “Trinacria”, ed il lavoro dell’uomo che, soprattutto nelle ultime decadi, ha saputo valorizzare le tante anime di un continente vinicolo dove la vigna disegna il territorio dalla Val di Noto a Trapani, dalle pendici dell’Etna alle coste, poggiandosi sul mare, e dove punteggia di verde le tante isole, da Pantelleria a Salina e Vulcano. Una varietà cristallizzata in 24 Doc e una Docg, il Cerasuolo di Vittoria, che raccontano in bottiglia il fascino di uno dei territori vinicoli italiani più amati nel mondo, e tra i più conosciuti, dietro a “mostri sacri” come Piemonte e Toscana, come raccontato dalle indagini di Wine Spectator e Wine Intelligence, protagonista di un successo sensazionale, esploso negli ultimi anni, ma frutto di un “Rinascimento” enoico guidato da grandi famiglie, come i Planeta, i Tasca d’Almerita e i Rallo (Donnafugata), e costruito anche da tanti piccoli e grandi produttori che hanno portato alla ribalta mondiale una Regione del vino antica e moderna insieme, che ha investito e sta investendo fortemente nelle sue varietà antiche ed autoctone, dal Nero d’Avola alla Malvasia delle Lipari, dal Nerello Mascalese al Catarratto, dal Grillo al Frappato, solo per citarne alcuni tra i tanti, senza dimenticare mai le grandi potenzialità dei vitigni internazionali. Anche per questo, oggi, la Sicilia è il vigneto regionale più grande d’Italia, con 98.992 ettari sui 660.000 di tutto il Belpaese - e anche il primo vigneto biologico, con 35.900 ettari (dato 2017), il 34% della superficie nazionale - e produce da sola, con quasi 5 milioni di ettolitri, il 10% del vino italiano. Con un produzione sempre più di qualità, visto che, anche grazie al traino della Doc Sicilia, denominazione “ombrello” della produzione siciliana, oltre l’82% della produzione dell’Isola è costituita da vini Dop (28%) e Igp (54%), che ha portato alla crescita anche del giro d’affari del vino siciliano, che ha superato i 550 milioni di euro. Numeri raccontanti dall’Industry Book 2019 di Unicredit, e che sono al centro di Sicilia en primeur, firmata da Assovini, guidata da Alessio Planeta (che mette insieme 90 cantine per un fatturato di 300 milioni di euro) che, dopo i tour di questi giorni per far conoscere il continente enoico agli opinion leader mondiali, si concentrerà a Ortigia (Siracusa, dal 9 all’11 maggio, con l’assaggio delle tante espressioni della vendemmia 2018, “che in Sicilia è stata a macchia di leopardo, comunque buona, nonostante qualche pioggia nel periodo vendemmiale che però ha interessato solo qualche vigneto, e con punte di assoluta eccellenza sull'Etna e nei territori sudorientali”, commenta a WineNews Alessio Planeta). Dove la grande varietà ed importanza del vino siciliano - uno dei pilastri della rinascita di tutta la Sicilia, sempre più affrancata dall’immagine di Regione arretrata e afflitta dalla mafia, e sempre più percepita come terra ricca di agricoltura e viticoltura di qualità, di storia, di bellezza e di cultura - sarà declinata anche in cinque “Master Class”, guidate da altrettanti Master of Wine, dall’“Etna, territorio in continua evoluzione. Il suolo vulcanico che sorprende”, tenuta da Jean K. Reilly, a “Doc Sicilia, il Nero d’Avola e il Grillo, ma non solo. La Doc dei record” guidata da Madeleine Stenwreth, da “A spasso nel tempo. La capacità di invecchiamento dei vini siciliani”, con Martin Hudson, a “Vigne e vini vista mare. I vini che nascono lungo le coste”, con Anne McHale, alle “Piccole denominazioni dalla grande storia. Doc meno note tutte da scoprire”, con Lynne Sherriff.
Caratterizzazioni di una Sicilia del vino che ha investito molto sui mercati del mondo, dove oggi arriva il 50% del vino siciliano, ma anche sul territorio e sull’enoturismo, tanto che praticamente tutte le cantine (94%), secondo i dati Assovini, hanno spazi per l’accoglienza, il 69% offre servizi di ristorazione ed il 40% anche ospitalità alberghiera, spesso di alto livello. Con il vino che diventa davvero uno strumento per conoscere un territorio che custodisce tanti tesori, e tanti patrimoni Unesco, dalla Palermo Arabo-Normanna all’Area all’Archelogica di Agrigento (Valle dei Templi), dalle Città tardo barocche della Val di Noto alle Isole Eolie, da Siracusa e le necropoli rupestri di Pantalica all’Etna, fino a quelli “immateriali”, come la vite ad Alberello di Pantelleria o i muretti a secco, tra le altre.
“Come ogni anno, la Sicilia del Vino svolge il ruolo di ambasciatrice attraverso i tesori della Regione, per far conoscere ai giornalisti provenienti da tutto il mondo esempi di realtà produttive d’eccellenza e, novità di quest’anno, tutti i beni Unesco siciliani. È così che la valorizzazione del vino passa anche attraverso la valorizzazione del territorio, e, contemporaneamente - spiega commenta Alessio Planeta, presidente Assovini Sicilia - il vino diventa una delle chiavi di lettura più importanti della nostra Regione. Siamo orgogliosi di pensare che l’evento “Sicilia en primeur” ogni anno abbia il merito di rendere la Sicilia protagonista assoluta del vino nel mondo”.
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