Un patto tra produttori e logistica per preservare la qualità di vino e olio, due eccellenze dell’agroalimentare made in Italy che, insieme, pesano per 8 miliardi sull’export nazionale, nel loro viaggio dalle cantine di produzione fino alla tavola del consumatore. Ecco l’obiettivo dell’incontro, organizzato dal mensile “Uomini e trasporti”, assieme a Cia - Agricoltori Italiani, a Roma. Gli stress da viaggio sono dietro l’angolo per due prodotti delicati come il vino e l’olio ed è quindi importante evitare che modalità poco accorte di trasporto o di stoccaggio danneggino la loro qualità, con ripercussione negative sulle rispettive filiere e sul brand Italia in genere. Tenendo oltretutto presente che quasi la metà del vino prodotto in Italia viene bevuto dall’altra parte del mondo e che l’Italia è il secondo produttore di olio extravergine e soddisfa il 15% del fabbisogno mondiale.
La radice del problema, come hanno sottolineato il presidente Cia - Agricoltori Italiani, Dino Scanavino, la presidente di Oita - Osservatorio Interdisciplinare Trasporto Alimenti Clara Ricozzi, il direttore commerciale Fercam Giuliano Boldorini e il presidente e ad Italscania Franco Fenoglio, sta nella mancanza, sia in Italia che a livello internazionale, di norme che indichino le modalità di trasporto di questi due prodotti. Cosi, vicino a ottimi esempi di trasportatori seri, esistono per contro pratiche artigianali o improvvisate. Ecco perché la presidente Oita Clara Ricozzi ha annunciato la volontà di dar vita “ad un tavolo di lavoro con gli operatori interessati alla catena logistica del vino e dell’olio, con la Cia in rappresentanza del mondo produttivo, e con il compito di redigere un manuale di buone pratiche per il trasporto dei due prodotti che comprenda un po’ tutto, dalle temperature al livello di vibrazioni. In questo modo - ha spiegato Ricozzi - si potrebbe definire uno standard inizialmente di adesione volontaria per poi passare a proposte di normative cogenti, da sottoporre alle autorità competenti affinché siano rese valide in ambito interno e nel contesto europeo e internazionale”.
Invito accolto positivamente dal presidente Cia, Dino Scanavino, che, a WineNews, ha detto di voler andare al tavolo delle trattative “con dei produttori importanti di vino e olio, che lavorano con tutto il mondo, e quindi hanno un quadro concreto di quello che accade e delle esigenze. Ci metteremo al lavoro insieme per trovare una soluzione”. Scanavino ha ricordato come anni fa, nel sistema dell’Asti Spumante, si fece la proposta di autotassare la filiera per mantenere il prodotto sempre al freddo, nei magazzini, nella fase di trasporto e fino agli scaffali del supermercato, dove gli stessi produttori avrebbero dovuto fornire delle scaffalature refrigerate. “Siamo stati a un soffio dal realizzarla - riprende Scanavino (che è stato produttore di Barbera e spumanti, ndr) - poi non è andata in porto soprattutto perché a volte ci sono momenti più o meno positivi di mercato e quando ci sono momenti negativi si fa economia su tutto”.
Alla domanda invece su quale voto darebbe alla catena logistica e dei trasporti in Italia, il presidente Cia ha preferito glissare, perché “non è il caso di dare voti - ha risposto - ma è sicuramente necessario migliorare la relazione tra i produttori, i trasportatori e i magazzini che stanno a monte e a valle dei trasporti che a volte condizionano in modo negativo la qualità del prodotto che per tutto il ciclo produttivo è stato curato in modo meticoloso e poi per errori a volte banali si deteriora in poche ore. Quindi la formazione e l’informazione ai soggetti che stanno nella filiera tra il magazzino di cantina e il distributore, il ristoratore, la grande distribuzione riteniamo sia l’elemento che garantisce la qualità al consumatore. Una riforma organica non la si può fare per legge ma con le relazioni di filiera e quindi bisognerà soprattutto che anche i grandi produttori che hanno volumi importanti si relazionino con gli spedizionieri per avere una policy che tenga conto della delicatezza dei prodotti che si trasportano, il vino, l’olio, i formaggi, tutti prodotti alimentari che possono essere rovinati dall’immagazzinamento e dai trasporti”.
Facilitare il dialogo tra i protagonisti della filiera e promuovere un patto tra produttori e trasportatori a difesa delle eccellenze italiane, coinvolgendo anche le istituzioni, sono appunto le linee direttrici su cui intendono muoversi i protagonisti della filiera, che dal convegno hanno sottolineato come la posta in gioco sia, peraltro, altissima. Vino e olio sono due grandi protagonisti dell’export nazionale, insieme, come abbiamo detto, valgono 8 miliardi. Inoltre l’Italia è il primo produttore al mondo di vino (55 milioni di ettolitri nel 2018 di cui 20 milioni venduti all’estero) con un incremento annuo del 29% e un fatturato complessivo delle attività enologiche pari a 13 miliardi di euro. Quanto all’olio, il Paese è il secondo esportatore dopo la Spagna con oltre un milione di ettari, 175.000 tonnellate di produzione, che valgono 1,3 miliardi di euro per un fatturato dell’industria olearia da oltre 3 miliardi di euro. La metà di vino e olio prodotto nella Penisola viaggia in tutto il mondo, e anche la parte destinata al mercato interno, uscita da cantine o frantoi, affronta diversi step logistici (trasporto, magazzino, distribuzione, ultimo miglio) prima di arrivare in cucina e a tavola.
“La logistica va incorporata nei progetti di filiera di vino e olio - dice ancora Scanavino - e solo così, si possono superare criticità legate a trasporto e stoccaggio. Gli agricoltori sono pronti a crescere in tal senso e per questo, si deve lavorare su due fronti. Per un verso, coinvolgendo i ministeri (Agricoltura, Trasporti e Salute) per una maggiore consapevolezza del problema, al fine di migliorare le condizioni ambientali del trasporto attraverso incentivi a promozione e tutela del Made in Italy. Per altro verso, serve formazione per gli operatori (autotrasportatori e magazzinieri) finalizzata a riorganizzare i flussi per la riduzione delle rotture di carico e i tempi di consegna, oltre che ad acquisire know how specifico a contatto con enologi e tecnologi alimentari”.
Fercam per l’autotrasporto e logistica e Italscania per i costruttori di veicoli industriali hanno assicurato invece come le grandi realtà del settore stiano operando in modo “sensibile” e preparato alla tutela di prodotti delicati nel trasporto come vino e olio. “In merito al vino, la cura dei particolari è essenziale per il mantenimento della qualità del prodotto, a cominciare dall’imballaggio - sottolinea Giuliano Boldorini, direttore commerciale di Fercam - perché quello del cliente è adatto alla vendita diretta, ma non sempre è appropriato per lo smistamento nei magazzini e lo stivaggio nei camion, dove le bottiglie devono essere ben protette sia dagli urti che dagli sbalzi di temperatura e dall’umidità. Su questo specifico prodotto noi mettiamo del personale specializzato, con il compito di provvedere a corretto stoccaggio, stivaggio, preparazione ordini e imballi con la massima cura e cautela, riducendo al minimo la movimentazione. Spesso si tratta di vini pregiati o di champagne, bottiglie che vanno trattate con estrema delicatezza perché un eccessivo sballottamento può danneggiare la qualità del contenuto”.
“Le aziende costruttrici di veicoli industriali possono dare un importante contributo al miglioramento dell’intera filiera enogastronomica, in termini di sostenibilità ambientale e tracciabilità dei prodotti - aggiunge Franco Fenoglio, presidente e ad di Italscania - abbiamo fatto grandi investimenti per arrivare a offrire oggi soluzioni di trasporto estremamente all’avanguardia sia dal punto di vista della sicurezza che della sostenibilità. È ora di fondamentale importanza che le aziende che commissionano il trasporto comprendano fino in fondo la necessità di affidarsi a realtà in grado di offrire un servizio di qualità per il trasporto di prodotti di grande eccellenza, come olio e vino, che richiedono la massima attenzione non solo nella fase di produzione ma anche in quella di distribuzione”.
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