Dove la grandine ha colpito, la produzione di uva e di vino, per questo nefasto 2020, è azzerata, senza appello. Per fortuna che ad essere investiti dalla grandinata che ha travolto soprattutto la città di Verona, sarebbe stato poco più del 5% dei vigneti della Valpolicella, soprattutto nella zona pianeggiante intorno a San Pietro in Cariano e Pescantina, con un danno che se per alcuni vigneti è stato totale, per il territorio nel suo complesso non è così devastante. Tanto più che la grandine di ieri ha colpito dove già parte della produzione era stata danneggiata da un fenomeno analogo, ma meno intenso, a giugno. Quello che preoccupa in generale, in vista dei prossimi 30 giorni che saranno decisivi per la vendemmia di uno dei distretti vinicoli più importanti d’Italia, territorio che tra Amarone, Valpolicella, Recioto e Ripasso sviluppa un giro d’affari di 600 milioni di euro all’anno su 8.300 ettari vitati in 19 Comuni, è la gestione dell’abbondate acqua caduta in tutto agosto, con grappoli molto compatti, sui quali servirà grande attenzione e selezione affinchè quanto arriverà in cantina sia in condizioni ottimali. È il quadro che emerge della parole di alcuni dei produttori di riferimento del territorio, sentiti da WineNews.
“Diciamo che, in generale, la situazione è molto pesante, ma solo in aree ben delimitate - spiega il presidente del Consorzio Vini Valpolicella, Christian Marchesini - soprattutto intorno a San Pietro in Cariano e San Martino Buon Albergo verso la Valpantena. Chi ha preso la grandine l’ha presa totalmente, si parla di raccolti persi tra il 70% ed il 100%, e siamo molto vicini ai produttori colpiti. Ma, nel complesso, per il territorio è andata bene tutto sommato, anche visto quello che è successo a Verona città. Ad essere colpito sarà il 5% dei vigneti della denominazione”.
Visione confermata da Sandro Boscaini, alla guida di Masi Agricola: “la situazione non è drammatica, è stata colpita una striscia che peraltro aveva già subito la grandine in giugno, e qui i vigneti hanno subito il colpo di grazia per quest’anno, ma le parti collinari non hanno avuto grandi danni”.
“Verona è in una situazione clamorosa, con centinaia di alberi distrutti, ma noi siamo stati fortunati, nei nostri vigneti è caduta tanta pioggia, ma neanche un chicco di grandine”, fa eco Marilisa Allegrini, alla guida della cantina di famiglia, che aggiunge: “dove la grandine ha colpito la produzione è azzerata, e dispiace tantissimo e sempre per tutti i produttori. Sono eventi che spingono sempre di più a chiederci cosa possiamo fare contro questi cambiamenti del clima, e se non possiamo fare niente dobbiamo capire come attrezzarci”.
“Io sono stato fortunato, la grandine ha colpito solo un ettaro di Oseletta che ho vicino a Verona - spiega Celestino Gaspari, alla guida di Zyme - ma nelle zone colpite ha fatto un disastro. Quello che mi preoccupa di più, però, è l’acqua che abbonda, la Corvina ed il Corvinone hanno grappoli molto compatti, sopratutto nella zona classica dove ci sono argille più pesanti, e questo complica le cose dal punto di vista della maturazione e della selezione. Ma, d’altra parte, siamo sotto al cielo, veniamo da cinque vendemmie molto buone, ed ogni tanto un’annata più complicata va messa in conto. Speriamo nei prossimi giorni, prima di metà settembre sarebbe meglio poter non raccogliere in Valpolicella, per far maturare al meglio le uve, ma dipenderà molto dal clima dei prossimi giorni e le previsioni ad ora non promettono troppo bene.”
“Per fortuna non ha grandinato nella nostra zona, ha piovuto molto e con un vento molto forte, che, per fortuna, da noi non ha fatto danni, questa volta ci è andata bene e speriamo bene per i prossimi giorni”, aggiunge Alberto Zenato, alla guida di Zenato, e più o meno sulla stessa linea di pensiero è il commento di Andrea Lonardi, responsabile della produzione di Bertani Domains: “abbiamo preso una bella paura ma è andata bene, la grandine ha colpito soprattutto in basso. Dove ha colpito, però, lo ha fatto senza gradualità, lì la perdita è totale. Stamani nei fossi ce ne era ancora, per dare un’idea di quello che è caduto. Ma quello che preoccupa di più sono questi 30 millimetri di acqua che si sono aggiunti a quelli già caduti, in agosto si è arrivati a 200 millimetri, e così i grappoli si compattano ancora di più e sarà difficilissimo fare la selezione delle uve da mettere a riposo”.
“Nelle zone di pianura colpite ha fatto un disastro - dice dal canto suo Riccardo Pasqua, alla guida delle cantine di famiglia - mentre la collina si è salvata. Per fortuna la gran parte dei nostri vigneti è proprio in collina, ci siamo salvati, diciamo che abbiamo visto colpito il 5-6% dei nostri vigneti, quindi non ci lamentiamo”.
Situazione simile a quella vissuta tra i vigneti di Tommasi Family Estates, come spiega l’enologo ed agronomo Giancarlo Tommasi: “gran parte dei vigneti li abbiamo a Sant’Ambrogio, dove ha piovuto molto e con tanto vento ma niente di grave, siamo stati un po’ colpiti intorno a Pedemonte ma niente di catastrofico come successo in altre zone”.
Sospiro di sollievo anche tra i filari della Collina dei Ciliegi di Massimo Gianolli, che spiega: “in vigna per fortuna non abbiamo subito alcun tipo di danno. Ma, in 54 anni, a Verona, non avevo mai visto niente di simile, dalla nostra veduta sulla città sembrava un tifone. So che alcuni viticoltori, invece, sono stati colpiti in maniera gravissima, e dispiace tantissimo”.
“Noi fortunatamente siamo stati graziati, i vigneti non sono stati colpiti dalla grandine - aggiunge Sabrina Tedeschi della cantina Tedeschi - ma un temporale così non lo avevamo mai visto. Stavolta siamo stati fortunati, so che la grandine ha colpito un po’ dove aveva già colpito, quindi parte del danno era già contata. È un anno che ci sta mettendo alla prova davvero tanto con tante tensioni continue, ma speriamo in bene e di arrivare alla vendemmia con qualche sorriso in più”.
Salve anche due delle cantine icona dell’Amarone della Valpolicella, come Dal Forno e Quintarelli. “Per fortuna non siamo stati minimamente colpiti dalla grandine, che ci ha completamente saltato, guardiamo a quello che succederà nelle prossime due settimane che come sempre saranno un momento delicatissimo”, spiega Marco dal Forno. “Qui nella zona di Negrar tanta pioggia e vento, ma niente grandine - chiude Francesco Quintarelli - che, invece, ci aveva colpito a giugno in qualche appezzamento, ma niente di clamoroso o di eccezionale”.
Insomma, ai più sembra essere andata bene, ma non per tutti è così. La Agricoltori Italiani - Cia Verona, pur confermando che la grandine ha colpito pochi ettari della Valpolicella, sottolinea come per le aziende colpite “il danno è tremendo sia per quest’anno che per il prossimo. Ma la preoccupazione più grande è che l’ondata di maltempo non si sia esaurita. Le previsioni non sono buone e c’è il rischio di dover subire altri danni”.
In generale, però, è tutta l’agricoltura ad aver subito danni importanti, per milioni, “con alberi da frutta divelti, filari di viti abbattuti, serre e raccolti distrutti e stalle allagate dal violento nubifragio”, spiega la Coldiretti che sottolinea come il nubifragio, oltre alla provincia di Verona, abbia colpito anche quelle di Padova, Vicenza, Rovigo ed il Bellunese.
Una situazione complessa, tanto che il presidente della Regione Veneto Luca Zaia ha firmato il decreto che formalizza la dichiarazione dello stato di crisi in 45 comuni del Veneto, in una lista che sembra destinata ad essere ampliata.
“Io dico che qui non ce la caviamo con poco. Verona - ha detto Zaia - è messa in ginocchio così come molte altre zone del Veneto. I danni sono ingenti, non tutta la città è stata colpita ma le zone interessate sono devastate, sono in ginocchio. È una tragedia paragonabile anche, se su diversa scala, al disastro dell’alluvione del 2010, alla tempesta Vaia, alla tromba d’aria della Riviera del Brenta. I veronesi hanno dimostrato di prendere di petto questa situazione e si sono rimboccati le maniche e hanno cominciato subito a pulire. Ho visto gente in lacrime, spero che il Governo dichiari lo stato di emergenza e faccia un provvedimento urgente in Consiglio dei Ministri”.
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