Alla fine, sull’utilizzo del termine “naturale” applicato al vino (e al cibo più in generale), ogni Paese Ue fa e farà storia a sé. Nei mesi scorsi la Direzione Agricoltura della Commissione Ue, stimolata in materia anche dall’Unione Italiana Vini (Uiv), aveva dato un parere piuttosto tranchant in materia, sottolineando che “l’indicazione “vino naturale” può suggerire l’idea di un vino di qualità più alta. C’è, quindi, il rischio che l’uso del termine “naturale” induca il consumatore in errore”. Ora, riporta la Federvini, arriva una nuova presa di posizione dal Commissario Europeo per la Salute e Sicurezza Alimentare Stella Kyriakides in risposta ad una lettera firmata da numerosi eurodeputati che sollecitavano la Commissione Europea ad attivarsi nella tutela di una corretta informazione del consumatore nel quadro delle prossime iniziative che saranno intraprese in seguito all’adozione della Strategia From Farm to Fork.
La Kyriakides ha affermato, innanzitutto, che la Commissione non considera il termine “naturale” né un’indicazione nutrizionale, né un’indicazione sulla salute ai sensi del Regolamento CE n. 1924/2006. Il termine naturale, secondo la Commissione, rientra nel campo delle informazioni volontarie al consumatore disciplinate dall’articolo 36 del Regolamento UE n. 1169/2011: come tale deve essere veritiera, documentabile e non ingannevole per il consumatore, rispondendo ai requisiti fissati dall’articolo 7 del medesimo regolamento. Per questo motivo, la Commissione non ritiene al momento necessario adottare una definizione europea del termine “naturale”, essendo più che sufficiente il quadro normativo offerto dal regolamento sulle informazioni ai consumatori. E come per ogni altra informazione volontaria al consumatore, la liceità dell’uso del termine “naturale” nell’etichettatura e presentazione di un prodotto alimentare, vino incluso, deve essere verificata dalle Autorità nazionali caso per caso. “Perché - come sempre sostenuto da Federvini - ogni etichetta fa storia a sé e come tale va valutata”.
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