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NICCHIA

Gli “Under Water Wines”, dagli abissi del mare una moda che conquista il mercato del lusso

La start up “Jamin”, dopo il primo Champagne affinato nei fondali di fronte a Portofino, convince i piccoli investitori e raccoglie 500.000 euro

Distinguersi. È il mantra imposto a qualsiasi mercato da un consumatore sempre più esigente, sotto ogni punto di vista. Si spiega - anche - così la crescita di nicchie come quella dei vini biologici, biodinamici e naturali, ma anche la svolta di tante cantine verso i rosati e le bollicine, spesso da vitigni autoctoni, che se per le aziende rappresentano nicchie produttive, sul mercato vanno ad ingrossare i numeri di tipologie sempre più rilevanti. In questo quadro, appena abbozzato, si ritagliano un posto gli “Under Water Wines”, i vini affinati sott’acqua. Non una novità, ma ancora un puntino nell’universo enoico, fatto da 36 aziende in tutto il mondo, e una produzione che non supera le 200.000 bottiglie.
Di esempi ce ne sono anche in Italia, ma solo uno nato per fare dell’affinamento subacqueo il proprio core business: “Jamin”, start up nata a Portofino che, da subito, ha approcciato il tema, di natura squisitamente enologica, in maniera scientifica ed analitica, insieme all’Università di Firenze.
Il primo risultato, nel 2018, è stato lo Champagne “-52”, come i metri sotto al mare a cui sono state portate le 3.000 bottiglie di Drappier. Poche, perché l’esclusività è uno dei tratti distintivi degli “Under Water Wines”, pensati per un target ben preciso di ristoranti e locali di alto livello, ma anche le prime di una tipologia a cui, piano piano, si avvicinano e si affacciano sempre più produttori.
Che, al di là di qualche caso isolato, non possono certo pensare di costruire una cantina subacquea da un giorno all’altro. Ed è qui che, per “Jamin”, si aprono i veri orizzonti di crescita, nell’affinamento subacqueo per conto terzi, cui legare poi servizi di consulenza, distribuzione ed experience (degustazioni, ma anche visite “in cantina” sul fondale di fronte a Portofino). Per farlo, però, servono investimenti importanti, che attraverso il crowdfunding sulla piattaforma “Mammacrowd” hanno già portato in cassa quasi mezzo milione di euro, da 221 piccoli investitori. Un successo che, nelle intenzioni dei fondatori della start up (Emanuele Kottakhs, Cristina Iacoucci e Massimiliano Gorrino) spingeranno i ricavi sopra i 5 milioni di euro già nel 2025, facendo di “Jamin” l’azienda leader nel settore degli “UnderWaterWines”, in Italia e nel mondo.

 

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