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Dialogando di vino, arte e bellezza con i grandi critici: Vittorio Sgarbi e Cristiana Perrella

Lo sviluppo dell’Italia passa necessariamente dalla cultura che dobbiamo sostenere e dall’ambiente da preservare: questa è la “sostenibilità italiana”

La grandezza dell’arte italiana, che è incomparabile e incommensurabile, si avvicina molto alla grandezza della nostra produzione vinicola. Tanto che, insieme, il vino e l’arte, “sintesi perfetta” di storie, idee e tradizioni auliche ma anche popolari, non sono solo l’immagine della bellezza italiana, ma hanno fatto sì che tra i siti inclusi nella lista dei Patrimoni dell’Umanità, di cui l’Italia detiene il primato mondiale, vi fossero anche pratiche e territori legati alla tradizione agricola e vitivinicola. Motivo per cui, il nostro compito, è proseguire la tradizione nel proteggerli e conservarli come facciamo con le nostre opere d’arte più preziose. Perché lo sviluppo del nostro Paese passa necessariamente dalla cultura e dall’ambiente: questa è, da sempre, la “sostenibilità italiana”. È la riflessione che emerge dai dialoghi di WineNews con Vittorio Sgarbi e Cristiana Perrella, tra i più importanti critici d’arte italiani a livello internazionale.
“Vino e arte, insieme alla bellezza del territorio italiano, hanno portato al riconoscimento a Patrimonio Unesco delle Colline vitate del Prosecco, prima di Giotto - sottolinea Sgarbi, in questi giorni reduce della Prima Nazionale del suo nuovo spettacolo “Dante Giotto” al Teatro Manzoni di Milano - e con le Langhe, Roero e Monferrato, anche grazie alla figura del fondatore di Slow Food Carlin Petrini, hanno rappresentato il primo vincolo Unesco ad un bene agricolo simbolo di un mondo contadino che un tempo era in perfetto contrasto con quello della cultura. Oggi vivono insieme, e la loro connessione è stata stabilita e celebrata dall’Unesco, ma anche da personalità che hanno capito che cultura ed agricoltura possono andare insieme. Il legame del Sagrantino con Benozzo Gozzoli, come quello del Prosecco con Giotto, è quello di essere il simbolo di territori fertili sia sul piano della creazione artistica che di prodotti materiali, l’una e gli altri fondamentali per la nostra vita. Nei quali dobbiamo continuare a fare quello che la tradizione indica, conservando e recuperando il nostro patrimonio artistico e culturale, e non deturpandolo”.
Apparentemente immediati e semplicemente belli al primo sguardo, un vino come un’opera d’arte sono immagini forti di una sintesi riuscita di tanti riferimenti, idee, storie e tradizioni, che tengono insieme un tono aulico e quello popolare, secondo la curatrice italiana Cristiana Perrella. Come delle icone, l’uno e l’altra “rappresentano simbolicamente significati complessi sotto una forma che è chiara a tutti”. Una forma che li vede anche uniti in un binomio “che in Italia si esprime in maniera particolarmente interessante e attraverso diversi linguaggi, dalle cantine d’autore alle etichette firmate dagli artisti, fino alle residenze d’artista tra i vigneti. Che dimostrano come dialoghino non solo benissimo, ma producano anche idee innovative per entrambi i loro mondi. Il vino può veicolare anche all’estero la nostra arte, grazie alla sua capacità di penetrazione nei mercati ed alla sua eccellenza universalmente riconosciuta, tanto che potrebbe diventare l’ambasciatore dell’arte italiana nel mondo. In Italia lo sviluppo passa necessariamente dalla cultura e dall’ambiente, non credo possa essere altrimenti se vogliamo che sia sostenibile”.

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