Una buona notizia per i consumatori, all’apparenza, ma decisamente meno buona per la produzione. Fatto sta che, secondo i dati Istat sui prezzi al consumo a gennaio 2022, analizzati dalla Consulta vino della Coldiretti, in un quadro generale di aumento dei prezzi, quello di vendita del vino è l'unico dato al ribasso, del -1,2%, a fronte di costi di produzione a carico delle cantine che crescono del 12% a causa dei rincari della bolletta energetica e di vetro, carta, sughero, legno e trasporti (con un aggravio stimato in 1,3 miliardi di euro nel 2022, secondo Unione Italiana Vini - Uiv, ndr). Un quadro decisamente complesso, per un settore come quello del vino che, soprattutto nel canale della grande distribuzione organizzata, dove transita quasi il 70% del venduto, ha margini assai ridotti (con un prezzo medio al litro, secondo i dati Iri analizzati da WineNews, ancora al di sotto dei 4 euro). E che, come tutti gli altri settori produttivi, agricoltura in testa, e come i consumatori, attende di vedere nero su bianco “l'intervento di ampia portata” annunciato dal Presidente del Consiglio Mario Draghi, che ha promesso risorse tra i 5 ed i 7 miliardi di euro quanto meno per calmierare il caro bollette. Ma prima o poi, come già sottolineato da diverse insegne delle distribuzione nei mesi scorsi, così come dal mondo della ristorazione in tempi più recenti, questo aumento dei costi, almeno in parte, si scaricherà forzatamente sui consumatori, con possibili effetti nefasti sui consumi.
Ma, intanto, sottolinea Coldiretti, “le politiche commerciali adottate al dettaglio, con sottocosto e promozioni, non possono gravare sulle spalle dei produttori con bilanci già provati dalla crisi e dagli aumenti internazionali dei costi di produzione, confezionamento e trasporto. Una situazione insostenibile per il vino italiano che deve affrontare anche le difficoltà della ristorazione che rappresenta un canale privilegiato di vendita. Il crollo delle attività di bar, trattorie, ristoranti, pizzerie e agriturismi travolge a valanga interi settori dell’agroalimentare made in Italy con vino e cibi invenduti per un valore stimato in quasi 5 miliardi nel 2021”. In alcuni settori come quello vitivinicolo, la ristorazione, ricorda la Coldiretti. rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato.
“È necessario, dunque, un adeguamento dei listini - continua la Coldiretti - per sostenere un settore determinate dell’agroalimentare made in Italy che, dalla vendemmia alla tavola, offre opportunità di lavoro a 1,3 milioni di persone impegnate direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, sia per quelle impiegate in attività connesse e di servizio”.
A preoccupare il settore, come ampiamente riportato in questi giorni sono anche i recenti orientamenti comunitari nei confronti del vino che rischia di essere ingiustamente assimilato con l’abuso di superalcolici tipico dei Paesi nordici nell’ambito del piano europeo contro il cancro che sarà votato la prossima settimana dal Parlamento Europeo.
“Il vino in Italia è diventato l’emblema di uno stile di vita “lento”, attento all’equilibrio psico-fisico che aiuta a stare bene con se stessi, da contrapporre proprio all’assunzione sregolata di alcol. Sono pertanto del tutto fuori luogo - aggiunge Coldiretti - le misure ipotizzate come gli allarmi salutistici in etichetta già adottati per le sigarette, l’aumento della tassazione o l’esclusione dalle politiche promozionali dell’Unione Europea. Si tratterebbe peraltro di un orientamento incoerente con il sostegno accordato dal provvedimento alla Dieta Mediterranea, considerata un modello alimentare sano e benefico per la prevenzione di molte malattie, tra cui il cancro, ma che si fonda anche sul consumo regolare e moderato di un bicchiere di vino ai pasti. L’equilibrio nutrizionale va infatti ricercato tra i diversi cibi consumati nella dieta giornaliera e non certo condannando lo specifico prodotto”.
“L’Italia che è il principale produttore ed esportatore mondiale di vino deve difendere in Europa il proprio patrimonio enologico che vale 12 miliardi e rappresenta un elemento di traino per l’intero sistema agroalimentare” ha concluso il presidente Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “il giusto impegno dell’Unione per tutelare la salute dei cittadini secondo la Coldiretti non può tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate”.
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