Il sentiment, fino ad oggi, è positivo, per il mondo del vino, con i mercati che hanno retto soprattutto all’export, hanno ripreso a correre nel fuori casa, con un primo quadrimestre di poco sotto ai livelli 2019, mentre la gdo segna un arretramento quasi fisiologico (-9%) dopo i boom del 2020 e 2021, ma comunque sui livelli pre-pandemia. Ma l’aumento dei costi di materie prime e logistica che si scaricheranno, almeno in parte, sui consumatori, che come le imprese fanno i conti con l’inflazione e un minor potere di acquisto, oltre che con un aspetto “umorale” non brillante legato anche alla guerra tra Russia e Ucraina, non lasciano tranquillo il settore. Che, ora più che mai, chiede interventi strutturali alla politica sul fronte della semplificazione, della promozione e non solo. In alcuni casi, ottenendo risposte e promesse, come quelle annunciate, tra gli altri, dal Ministro della Pubblica Amministrazione e produttore di vino nella Doc Roma, con la cantina Capizzucchi, Renato Brunetta, che, sollecitato dalla Federvini, in assemblea generale oggi a Roma, si è impegnato a raggiungere obiettivi concreti e a costo zero, “come la messa in collegamento dello schedario vinicolo con il registro dematerializzato di cantina, che semplificherebbe molto le cose in fase di vendemmia”, e un provvedimento che, per esempio, “prevede controlli concordati, programmati con lo Stato, che ha le sue esigenze di controlli periodici ordinari - e non parlo naturalmente di quelli su attività criminali e di sicurezza che vanno fatti quando occorre - ma di quelli legati ad ambiente, sicurezza, verifiche fiscali, che non saranno più casuali o cadranno sulle teste delle aziende due volte al giorno, tre volte a settimana, certe volte per acquisire dati che magari l’Amministrazione ha già, ma saranno obbligatoriamente concordati, programmati e condivisi, per una pubblica amministrazione che, in ogni campo, deve avere un rapporto diverso con imprese e cittadini”. Novità che potrebbero essere operative già per ottobre 2022. E che piacciono alla Federvini, guidata da Micaela Pallini, e che al vertice della Gruppo Vino vede Albiera Antinori, alla guida della Marchesi Antinori, storica e prestigiosa realtà del vino italiano, che ha detto: “il rimbalzo positivo post-pandemia c’è stato, ma i numeri fanno vedere crepe e scricchiolii, mescolati a nubi all’orizzonte che preoccupano. È difficile fare previsioni a lungo termine, in questi anni, al di là della visione strategica, abbiamo imparato che le cose cambiano rapidamente. Il vino italiano deve migliorare in qualità e valore nel lungo termine, ma oggi dobbiamo lavorare a cambiamenti strutturali che ci consentano di essere più resilienti e reattivi a fattori esterni. Le semplificazioni annunciate dal Ministro Brunetta sono apprezzabili, anche se dovrebbero essere già realtà nel 2022, ma in ogni caso quando arriveranno risolveranno problemi e abbasseranno dei costi”. Un altro tema su cui lavorare, secondo Albiera Antinori (che, in questo senso, ha ottenuto risposta positiva dall’eurodeputato Paolo De Castro, collegato da Bruxelles), è quello della fiscalità “Italia su estero”. “Ancora oggi se un turista viene in cantina in Italia e compra vino direttamente, o via e-commerce, per spedirglielo si deve avere un deposito fiscale nel suo Paese, con complessità e costi diversi da Stato a Stato. L’Italia a Bruxelles deve spingere su questo percorso di semplificazione o armonizzazione, per consentirci di sfruttare a pieno un canale commerciale relativamente nuovo, ma sempre più importante. E poi c’è il tema della promozione, su cui dobbiamo migliorare ed essere più incisivi. Anche sul fronte enoturismo”.
Visione su cui concorda il Sottosegretario alle Politiche Agricole, Gian Marco Centinaio: “penso che abbiamo un sistema di imprese all’altezza della situazione, i dati su export agroalimentare 2021 sono sotto gli occhi di tutti, record di 52 miliardi in piena pandemia. Le istituzioni devono accompagnare meglio le imprese. L’Ice sta facendo un grande lavoro, ma l’obiezione si può fare è che accompagna le grandi imprese, non le Pmi, e allora perchè non ragionare sulle Camere di Commercio all’Estero, a focus su piccole e medie imprese. Si sta facendo tanto, ma di certo si può fare molto di più. Io ho voluto investire fortemente anche nella promozione Italia su Italia, abbiamo messo a disposizione 25 milioni di euro per i Consorzi, con copertura delle spese al 90%, c’è spazio per crescere.Anche per prendere consumatori diversi rispetto al passato, a partire dai giovani: in molti, ancora, non conoscono il vino”. Ma tante sono le partite che si giocano in Ue, come detto ancora da De Castro: “c’è la riforma delle Indicazioni Geografiche di cui sono relatore, che è una grande opportunità per un nuovo testo unico che è un’occasione per rafforzare le tutele. E che magari risolverà definitivamente questioni simili a quella del Prosek, per esempio”.
Ma c’è anche il tema del rapporto tra vino e salute, per esempio. E se il vino italiano ha schivato il rischio di vedere etichette come quelle delle sigarette nel lavoro fatto sul “Beating Cancer Plan”, l’attenzione resta alta, perchè, per esempio, in Europa si ragiona di una riforma fiscale sulle accise, dove c’è chi spinge perchè si alzi il livello minimo sul vino, che oggi parte da zero (come avviene in Italia), ma che si vorrebbe portare in positivo di default. Cosa che, dicono alcuni, più che sui conti diretti, impatterebbe con un ulteriore aggravio burocratico di cui non si sente il bisogno. “Ma anche su questo lavoreremo, perchè di volta in volta va capito quali sono i benefici di una misura rispetto ai danni ai diversi settori e al sistema Paese”, ha rassicurato il Sottosegretario agli Affari Europei, Vincenzo Amendola. E, a proposito del rapporto tra vino e salute, suonano positive le dichiarazioni del Sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, commentando di dati Tradelab by Federvini, che hanno testimoniato una volta di più come la stragrande maggioranza del consumo di vino in Italia sia legato al modello mediterraneo e alla moderazione: “è uno scenario confortante, emerge con tutta evidenza che in Italia sul consumo consapevole di vino e alcol siamo molto avanti, e questo con il contributo di tutti, la presenza del Ministero della Salute oggi dimostra che abbiamo un obiettivo, che è quello di dire no ad approcci ideologici o a muro contro muro. Dobbiamo investire sull’educazione, su una formazione culturale diversa”.
Ma se queste sono sfide per il futuro, più remoto o più prossimo, come quelle, per esempio, sulla genetica e sui vitigni resistenti nelle denominazioni, come sottolineato dal Presidente della Commissione Agricoltura alla Camerano Deputati, Filippo Gallinella, che ha anche ricordato come, a breve, arriverà il “bollino di Stato” per la certificazione della sostenibilità secondo lo standard unico nazionale di cui l’Italia è il primo Paese Ue a dotarsi, il problema immediato, come ricordato anche dalla presidente di Federvini, Micaela Pallini, è legato a inflazione materie prime. “La domanda di vino italiano all’estero è molto alta, ma il rischio è di non riuscire a fornire i nostri prodotti per mancanza di materiali, e anche che i prezzi aumentino troppo”, sottolineando per altro come lo scenario di guerra imponga il “coraggio di ripensare alcune scelte, anche di riportare alcune produzioni in Italia e tutelare alcune filiere”, come, per esempio, quella del vetro e delle bottiglie. Tuttavia, su molte questioni, l’Italia non può giocare da sola, ma deve muoversi l’Europa, come ha detto, in collegamento, il Ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli. “I dati 2022 parlano di una crescita che supera ogni aspettativa, ma questa è minacciata da un conflitto per cui è difficile calcolare gli effetti sul lungo periodo. Tuttavia, nessun Paese europeo può affrontare da solo questa ennesima crisi, serve una soluzione comune a livello europeo, come si è fatto per l’energia. Dobbiamo portare in Ue la nostra visione strategica del nostro settore agroalimentare”. Di cui il vino è uno dei pilastri più importanti.
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