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POLITICHE EUROPEE

Pesticidi, le cooperative del vino europee contro la proposta della Commissione UE

L’obiettivo del taglio all’uso dei fitofarmaci del 50% entro il 2030 è irrealistico, e mette in pericolo la sicurezza alimentare del Vecchio Continent
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Il lavoro in vigna

Alla fine di giugno del 2022 la Commissione Europea, dopo un percorso lungo e travagliato, ha presentato la proposta di riforma del regolamento sui pesticidi, meglio nota come Sustainable Use of pesticides Regulation (SUR), che pone per gli agricoltori europei un obiettivo a dir poco ambizioso: dimezzare l’utilizzo dei pesticidi in agricoltura entro il 2030, ma per l’Italia la riduzione sarebbe addirittura del 62%, e vietare il loro utilizzo entro la stessa data nelle aree sensibili. Il fine è senza dubbio nobile, e del resto il taglio e poi l’eliminazione dell’uso dei pesticidi nei campi è uno dei punti salienti del Green Deal Ue, in linea con gli impegni assunti nella strategia Farm to Fork e Biodiversity Strategy.

Il nuovo regolamento, per sua stessa natura, diventerebbe vincolante per tutti i Paesi membri della Ue, ma la domanda che gli agricoltori pongono da mesi, senza ricevere una risposta dalle istituzioni, è: in un momento di così grande fragilità dell’economia europea, possono i cittadini europei andare incontro al rischio di vedere crollare la propria produzione agricola? Per quanto ideologicamente giusta e condivisibile, la lotta all’uso dei pesticidi, senza che ci siano ancora alternative altrettanto efficaci, rischia di precipitare i campi coltivati del Vecchio Continente nell’incertezza di raccolti in balia degli eventi, con il pericolo, evidente, di dipendere sempre di più dalla casualità e dalle produzioni degli altri Paesi.

Un pericolo su cui le cooperative agricole europee avevano già messo in guardia, con una certa preoccupazione, a settembre, e che oggi le cooperative del vino di Francia, Italia (con l’Alleanza delle Cooperative Alimentari) e Spagna tornano a sottolineare, forti anche di un piccolo, quanto importante, risultato: la decisione del Consiglio Ue di chiedere alla Commissione un’ulteriore valutazione d’impatto sul Sustainable Use of pesticides Regulation, che tenga conto dell’impatto della proposta sulla sicurezza alimentare. E, magari, ripensi i propri obiettivi secondo una logica di buonsenso e fattibilità, basandosi su dati più completi e chiari, a partire da quelli relativi all’effettivo uso dei pesticidi, che non corrispondono ai dati di vendita delle aziende produttrici.

Come si legge nella lettera aperta indirizzata ai membri del Parlamento Europeo, “le cooperative vinicole francesi, italiane e spagnole, che producono la metà del vino europeo - quasi 75 milioni di ettolitri all’anno - chiedono agli eurodeputati di prendere in considerazione la valutazione d’impatto supplementare sulla proposta della Commissione relativa al Sustainable Use of Pesticides Regulation (SUR), al fine di modificarla nel modo migliore. Accogliamo con favore la decisione del Consiglio di chiedere alla Commissione un’ulteriore valutazione d’impatto sul SUR che tenga conto dell’impatto della proposta sulla sicurezza alimentare. È infatti necessario disporre di tutti i dati per prendere decisioni razionali e informate che avranno un impatto a lungo termine sulla capacità produttiva agricola europea. Per questo chiediamo al Parlamento europeo di prendersi tutto il tempo necessario e di avere a disposizione tutti i dati per modificare il testo della Commissione.

La proposta della Commissione Europea deve essere cambiata: è infatti irrealistica, ideologica e piena di errori. Lo dimostra la parziale marcia indietro che la stessa Commissione ha fatto con il suo documento informale sulle aree sensibili. Ma le aree sensibili, pur essendo un grave errore della Commissione, non sono l’unico problema della proposta. Infatti, rifiutiamo la logica degli obiettivi di riduzione dell’uso dei pesticidi, perché una riduzione del 60% o del 20% non ha senso senza alternative chiare e senza un calendario adeguato e realistico, condizioni necessarie per accompagnare gli agricoltori in questo percorso. Dobbiamo tenere conto delle diverse colture, delle alternative concrete disponibili per ogni coltura e per ogni parassita. I pesticidi sono un costo per i viticoltori, e ne faremmo volentieri a meno: quest’anno, ad esempio, le condizioni climatiche hanno fatto sì che si sviluppassero meno malattie, e quindi l’uso di pesticidi nei vigneti è stato naturalmente minore.

Come viticoltori, siamo i primi a essere interessati a condizioni di produzione sicure - l’agricoltore è il primo a essere esposto ai possibili effetti dell’uso di pesticidi dannosi - che rispettino l’ambiente e la natura del territorio circostante, al fine di offrire prodotti di altissima qualità, con le massime garanzie sanitarie, e di contribuire alla conservazione dei nostri terreni, alla qualità delle nostre acque e alla diversità della nostra flora e fauna. La viticoltura è praticata in un ambiente aperto e complesso, soggetto a molte variabili, prevedibili e imprevedibili - maltempo, alta probabilità di essere colpiti da parassiti e malattie, diversità delle colture, cambiamenti climatici - che possono condizionarne la produzione.

Fissare obiettivi “politici” significa fare propaganda senza rispondere effettivamente alle reali esigenze e caratteristiche agronomiche. Chiediamo che si faccia chiarezza sulle alternative ai prodotti chimici, e che si faccia più ricerca dove non esiste. La politica della UE sui prodotti fitosanitari deve mettere sullo stesso piano la sostenibilità ambientale e la sostenibilità economica, e ciò significa che la transizione verso una riduzione dell’uso dei prodotti fitosanitari deve avvenire a un ritmo che consenta l’implementazione di metodi di controllo alternativi, che devono essere incoraggiati da investimenti pubblici. Se l’approccio attuale dovesse essere mantenuto, riteniamo che gli obiettivi di riduzione e gli indicatori di rischio armonizzati dovrebbero cambiare e basarsi sui dati di “uso effettivo dell’agricoltore” e non sui dati di vendita per il loro calcolo. Occorre trovare nuovi indicatori più equi, più efficienti e più aderenti alla realtà.

Chiediamo che venga istituito al più presto un quadro legislativo sulle nuove tecniche genomiche (NGT), che consenta in prospettiva un rapido sviluppo di varietà più resistenti ai parassiti e che nel frattempo ne permetta la necessaria sperimentazione in campo. Vogliamo inoltre ricordare agli eurodeputati che il settore vitivinicolo è già da tempo sulla strada della sostenibilità: il nostro sforzo è quello di ridurre le emissioni di gas serra, di utilizzare meno pesticidi e di rispettare il suolo e l’ambiente. È una strada che percorriamo con convinzione, e non vogliamo tornare indietro, perché siamo un’industria dinamica che non si sottrae alle sfide climatiche e ambientali.

La struttura cooperativa ci ha permesso, nel corso degli anni, una maggiore forza sul mercato e una condivisione delle migliori pratiche, aumentando gli sforzi congiunti. Non abbiamo un approccio assistenzialista, e siamo attori attivi e dinamici nel mondo agricolo, ma allo stesso tempo chiediamo politiche pubbliche ragionevoli e basate sulla conoscenza del settore agricolo. Riteniamo che la proposta di regolamento sull’uso sostenibile dei pesticidi presentata dalla Commissione europea debba essere radicalmente modificata perché lontana dalla realtà del mondo agricolo e vitivinicolo e inadatta a raggiungere gli obiettivi che si propone. Chiediamo al Parlamento europeo di intervenire con decisione per modificare quegli elementi che rappresentano un’assurdità agronomica e che servirebbero solo a indebolire ulteriormente il settore agricolo in un momento di grave crisi.

Tra le ulteriori conseguenze negative di un calo della produzione a livello europeo, non va dimenticato che inevitabilmente si aprirebbero ampi spazi per l’importazione di prodotti extracomunitari, che nella maggior parte dei casi sono soggetti a minori controlli rispetto a quelli europei, sono meno sani e meno sostenibili dal punto di vista ambientale. Il mondo del vino che rappresentiamo vuole impegnarsi contro i cambiamenti climatici - di cui siamo le prime vittime - vuol diminuire in modo sostanziale l’uso dei fattori produttivi, soprattutto dei pesticidi che rappresentano un costo significativo, vuole impegnarsi sulla strada della sostenibilità in modo concreto, deciso e fattivo, ma chiede politiche ragionevoli e alternative chiare”.

 

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