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REGOLE

Al Masaf il nodo della dealcolazione parziale per le produzioni a indicazione geografica

Lollobrigida: “i disciplinari definiscono chiaramente cosa debba esserci nel vino, alcol compreso”. Fivi: “così si snatura il prodotto”
DO, DOC, DOCG, FIVI, FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, IG, MINISTRO AGRICOLTURA E SOVRANITA ALIMENTARE, REGOLAMENTO, vino, VINO DEALCOLATO, Italia
Il vino italiano di fronte alle sfide del 2023

Non è un nuovo fronte di scontro con l’Unione Europea, proprio nel bel mezzo della tempesta scatenata dagli “health warning” in etichetta voluti dal Governo irlandese, ma il tema della dealcolazione dei vini, prevista dal Regolamento 2117/2021, torna prepotentemente alla ribalta, perché sta vivendo un passaggio fondamentale, con la sua definizione al Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare e Forestale e un aspetto da limare, o meglio ancora da depennare: la possibilità, prevista dalla normativa europea, di dealcolare, solo parzialmente, anche i vini a indicazione geografica. Possibilità che sia la filiera del vino che il Ministro Francesco Lollobrigida vogliono scongiurare. “Se le produzioni di vino dealcolato dovranno essere messe in commercio io spero che lo si faccia chiamandole in un altro modo: non vedo per quale ragione si debba abusare di un concetto stabilito chiaramente dai disciplinari di produzione dei vini a denominazione, che individuano fattori ben precisi, tra cui una ridotta quantità di alcol presente nella bottiglia di vino”, ha commentato, oggi, a WineNews, il Ministro Lollobrigida.

Dal fronte produttivo, in prima fila la Federazione Italiana dei Vignaioli Indipendenti (Fivi), che ha posto l’attenzione per prima sulla questione dei vini dealcolati e sulle criticità che deriverebbero dalla loro introduzione nei disciplinari dei vini a indicazione geografica scrivendo proprio al Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare e Forestale. Nessuna contrarietà alla bevanda in sé, ma parere assolutamente negativo sul fatto che questi prodotti possano rientrare nella categoria vino: è, in sintesi, la posizione Fivi sui vini dealcolati.

“Il vino è espressione irripetibile di un territorio, di un clima, di una geografia specifici: è frutto di un processo naturale che l’uomo accompagna in campagna e in cantina con competenze e tecniche frutto di secoli di esperienza. Un procedimento tecnologico aggressivo come quello della dealcolazione va di fatto a snaturare il prodotto originale, rendendolo altro da ciò che era. Fare rientrare due prodotti così differenti nella medesima categoria rischia dunque di creare una sovrapposizione pericolosa, togliendo al vino il suo valore, in termini sia economici che culturali”, scrive, in una nota, Lorenzo Cesconi, presidente Fivi. “Includere non solo i vini varietali, ma anche quelli a indicazione geografica tra quelli possibili di dealcolazione, può minare la stabilità dei sistemi dei vini di qualità e più in generale dell’intero sistema vitivinicolo”, aggiunge Cesconi.

Ancora più preoccupante il fatto che ciò avvenga in concomitanza con la revisione del sistema delle indicazioni geografiche in sede europea, nella quale è attualmente previsto un passaggio di competenze dalla Dg Agri all’Euipo, che ridurrebbe le denominazioni ad un puro marchio commerciale, depotenziandone il ruolo di tutela. “Il nostro Paese ha oltre quattrocento denominazioni, tra Doc e Docg: il settore vitivinicolo italiano per competere sullo scenario globale dovrà sempre di più investire in una produzione di qualità, rappresentativa di un luogo e di una cultura, e non su prodotti massificati e standardizzati”, conclude la nota dei Vignaioli Indipendenti (Fivi).

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