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NORMATIVA UE

Dal Nutri-Score alla carne sintetica, i temi “hot” dell’agroalimentare

A Roma il convegno Withub & Gea fotografa l’attuale stato dell’arte del comparto italiano, alla luce delle nuove disposizioni europee
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Tra i temi “scottanti” la carne creata in laboratorio (ph: Pexels)

Dal Nutri-Score ai New food (carne sintetica e insetti), dagli alert sull’etichetta del vino al ruolo del Pnrr per l’agricoltura sostenibile: ecco gli argomenti “hot”, da molti mesi al centro di un acceso dibattito, che sono diventati protagonisti del convegno oggi a Roma “L’evoluzione dell’agrolimentare italiano ed europeo tra sostenibilità e benessere”, organizzato da Withub e dalla sua Fondazione Art. 49, con la direzione editoriale di Gea  (Green Economy Agency) ed Eunews, era dedicato proprio ad un confronto sulle tematiche di maggiore attualità del comparto agroalimentare italiano, alla luce delle nuove indicazioni e disposizioni da parte dell’Ue: coinvolti oltre 30 relatori italiani ed europei in quattro panel di approfondimento.
Sono molte le problematiche che il sistema agroalimentare italiano, che vale 549 miliardi di euro (il 15% dell’economia nazionale), si trova al momento ad affrontare: a partire dai New food, in particolare insetti e carne sintetica. Quest’ultima, ribattezzata “carne Frankenstein”, dalla Coldiretti, nasce nel 1971 da Russell Ross, che effettua la prima coltivazione di fibre muscolari in vitro e nel 2020 apre vicino Tel Aviv The Chicken, il primo ristorante a commercializzare pollo sintetico. La produzione tra il 2020 e il 2021 è cresciuta del 300% valendo 1,38 miliari di dollari, con 107 società produttrici in Usa e 29 in Europa, tra cui una in Italia - la start up trentina Bruno Cell. A Singapore il Governo ha investito 426 milioni di dollari ed è l’unico Paese nel mondo in cui è legale venderla. Per produrre carne artificiale si prelevano cellule da un muscolo vivente per coltivarle in un bioreattore che riproduce le stesse condizioni del corpo animale (temperatura, acidità, ph, etc.) e l’alimentazione avviene con una miscela di nutrienti affinché le cellule si moltiplichino in maniera esponenziale. Il sistema portato su scala industriale sarà in grado di produrre da una sola cellula 10 mila chili di carne.
Se secondo il membro della Commissione Europea Klaus Berend “la sicurezza è in cima alle priorità per le azioni sul cibo, le norme europee prevedono che i Novel food siano immessi sul mercato solo dopo il via libera alla sicurezza da parte dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare”, è netta la posizione contraria dell’Italia e del suo Governo, con il Sottosegretario al Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, Patrizio La Pietra, secondo cui “i cibi sintetici sono la morte dell’agricoltura. E non si conciliano neanche con la sovranità alimentare, perché sovranità è cultura, difesa del territorio”.
Altro tema che accende particolarmente gli animi è quello del Nutri-Score, il sistema di etichettatura nutrizionale a colori, ideato in Francia, dove è entrato in vigore nel 2017 su base volontaria e poi adottato anche in Belgio, Germania, Lussemburgo, Spagna e Paesi Bassi. L’Unione Europea, entro il secondo trimestre 2023, presenterà la proposta di regolamento sull’etichetta Nutri-Score. Il sistema francese divide l’Europa. L’Italia, con altri Paesi a vocazione agroalimentare, sta portando avanti la battaglia contro questo sistema di etichettatura a colori perché non tiene conto di diversi aspetti essenziali. L’Italia è contraria e ritiene che il modello francese penalizzi soprattutto i prodotti Dop e Igp. É intervenuto proprio su questo Ettore Prandini, presidente Coldiretti: “servirebbe uno sforzo, da parte anche dell’industria agroalimentare italiana, nell’utilizzare il NutrInform, che è quanto proposto dal nostro Paese, a differenza del Nutri-Score. Il cibo chimico è un grande rischio per la salute umana. Lo sforzo che stiamo mettendo in campo è quello di allargare la possibilità di interlocuzione”. Il team editoriale di Withub e Gea, in collaborazione con l’Università di Pisa - Centro Nutrafood, ha ideato un simulatore per calcolare la lettera e il colore assegnato, se fosse applicata l’etichetta Nutri-Score a tre alimenti iconici del made in Italy: olio extravergine di oliva, Parmigiano Reggiano e Prosciutto di Parma. L’olio extravergine di oliva è catalogato come un prodotto C perché è costituito per il 99% da grassi, ma si tratta di acidi grassi insaturi della serie “omega”. In particolare, l’acido oleico è un omega-9, mentre l’acido linoleico e linolenico sono rispettivamente acidi grassi omega-3 e omega-6: acidi grassi essenziali che il nostro organismo non è in grado di sintetizzare e devono quindi essere assunti mediante la dieta. Una percentuale pari al 15,3% dei grassi presenti è rappresentata anche dagli acidi grassi saturi che, tuttavia, rappresentano la frazione più piccola. Il sistema Nutri-Score non differenzia e non evidenzia queste caratteristiche, ma valuta unicamente la concentrazione degli acidi grassi saturi. Il Parmigiano Reggiano è classificato come D. Nonostante l’elevata concentrazione di sodio, che determina un limite nella dieta di malati di ipertensione arteriosa, sono presenti, in alte percentuali, elementi come il calcio, essenziale per l’accrescimento/mantenimento delle ossa, e il fosforo. Questo formaggio è anche un’ottima fonte di vitamine, in particolare riboflavina (vitamina B2) e retinolo (vitamina A) e biotina (vitamina H). Il Prosciutto di Parma è classificato come E, cioè meno sano. Il Nutri-Score non tiene conto del fatto che è un prodotto altamente digeribile per effetto della scomposizione delle proteine in molecole più piccole e in singoli aminoacidi durante la stagionatura e questo riduce l’aggravio per i reni. Da non trascurare il notevole contenuto di vitamine del gruppo B, nello specifico B1, B6, B12 e PP che sono fondamentali per il sistema nervoso, per la produzione delle cellule del sangue e per il controllo dei processi ossidativi. Sono presenti anche elementi minerali: il prodotto mostra un corredo di potassio, fosforo, zinco e selenio che conferisce al nostro organismo una quantità significativa rispetto alle relative dosi giornaliere raccomandate dai nutrizionisti.
Per le avvertenze sulle etichette degli alcolici, il confronto nasce dalla decisione dell’Irlanda, che sarà il primo Paese dell’Unione Europea ad adottare etichette per vino, birra e liquori con avvertenze sui rischi legati all’alcol. La norma ha scatenato numerose polemiche da parte di molti stati membri dell’Unione Europea, tra cui l’Italia. Secondo Stefano Vaccari, dg Crea (Consiglio per la Ricerca e l’Economia in Agricoltura) “sull’etichettatura degli alcolici decisa dall’Irlanda la Commissione europea ha commesso un grave errore. Il vino non è un alcolico come gli altri, per l’Italia è patrimonio culturale. Il vino trascina tutta una serie di icone del vivere italiano: il cibo, il piacere della vita, la convivialità. Se noi perdiamo la battaglia dell'etichettatura, perdiamo l'Italian way of life”. Nel 2021 la Commissione Europea ha annunciato proposte per ridurre il “consumo dannoso” di alcol, tra cui proprio l’etichettatura obbligatoria con elenco degli ingredienti, dichiarazione nutrizionale e avvertenze per la salute. All’inizio del 2022 l’Europarlamento si è spaccato, raggiungendo un faticoso compromesso, dicendo sì a maggiori informazioni sulle bottiglie, ma senza riferimenti ad avvertenze sanitarie. Il via libera alla norma irlandese crea tuttavia le premesse perché altri Paesi possano adottare un’etichetta del genere, come raccomandato anche dall’OMS. Si rischierebbe così di demonizzare un prodotto italiano di eccellenza come il vino e di mandare in crisi un intero comparto che per il nostro Paese rappresenta un fatturato da 13 miliardi di euro con 310.000 imprese viticole, 38.000 imprese vinificatrici e 674.030 ettari di superficie coltivata. L’Italia è il primo paese produttore di vino nel mondo e il secondo esportatore.
Al convegno è stato affrontato, infine, il ruolo dell’innovazione e la spinta del Pnrr per l’agricoltura sostenibile. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza riconosce la modernizzazione del settore agroalimentare come elemento strategico per il rilancio del Paese. A questo scopo vengono destinate risorse pari a 4,88 miliardi di euro. Si tratta del 2% dei fondi disponibili (considerando sia Pnrr, sia React-Eu e Pnc, il Piano nazionale complementare). Nel dettaglio, 1,2 miliardi vengono finanziati con il Pnc e 3,68 miliardi vengono stanziati dal Pnrr all’interno della Missione 2 (denominata Rivoluzione verde e Transizione ecologica, all’interno della quale il settore agroalimentare copre il 6,19% delle risorse). Le misure da attuare sono cinque: lo sviluppo della logistica agroalimentare in un’ottica di decarbonizzazione e digitalizzazione; l’agrisolare, cioè incentivare la produzione di energia rinnovabile dai tetti degli edifici produttivi del settore agricolo, zootecnico e agroindustriale con l’installazione di pannelli solari; la meccanizzazione e innovazione tramite l’ammodernamento del parco agricolo, l’introduzione di tecniche di agricoltura di precisione e l’utilizzo di tecnologie di agricoltura 4.0; l’aumento dell’efficienza dei sistemi irrigui per l’agricoltura riducendo le perdite sulle reti esistenti e utilizzando nuove tecnologie; la sottoscrizione di contratti di filiera e distretto agroalimentari.

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