Con 330 milioni di abitanti ed un Pil (Prodotto Interno Lordo) pro-capite di 63.358 dollari, gli Stati Uniti sono ancora oggi la principale economia al mondo, almeno sul fronte dei consumi. Compresi quelli di vino, nonostante il calo patito dalle esportazioni italiane nei primi 5 mesi 2023 (qui). Il Paese nordamericano è di gran lunga leader indiscusso nei consumi mondiali di vino, con 34 milioni di ettolitri (dati Oiv), pari al 15% dei consumi globali. Gli Usa, però, sono anche il quarto produttore al mondo, con 22,4 milioni di ettolitri, di cui l’85% prodotti dai vigneti della California, ed una singola azienda capace di rappresentare il 23,7% della produzione complessiva “a stelle e strisce”: Ernest & Julio Gallo Winery.
Le importazioni di vino, nel 2022, hanno superato i 6 miliardi di euro, con la Francia primo fornitore, ed un valore, sul mercato dei consumi, di 4,9 miliardi di euro, pari al 25,6% del valore complessivo dei vini importati. Segue l’Italia, con una quota di mercato del 21,2%, per un giro d’affari, al consumo, di 4 miliardi di euro, esattamente come la Nuova Zelanda. Al quarto posto a Spagna,con 1,26 miliardi di euro (6,6%), poco più dell’Australia, a quota 1,25 miliardi di euro (6,5%).
Del resto, il prezzo finale, al consumatore, di un vino importato negli Usa è poco più del triplo del prezzo a cui la bottiglia esce dalla cantina. Su una bottiglia da 4 euro (4,39 dollari), ad esempio, vanno aggiunti 1,5 dollari di trasporto e assicurazione, 0,05 dollari di dogana, 0,21 dollari di accise federali, 0,06 dollari di accise sull’etichetta, 0,023 dollari di tasse portuali e logistiche, per un prezzo che arriva così a 6,52 dollari solo nel primo passaggio del “three-tier system”. A questo, va aggiunto un margine, solitamente del 30%, dell’importatore, un ulteriore 30% per il distributore ed un altro 30% per il rivenditore, più ovviamente l’Iva, che varia da Stato a Stato (a New York, ad esempio, è all’8,87%), ed ecco che il prezzo totale arriva a 15,51 dollari.
Nel complesso, comunque, gli Stati Uniti spendono molto di più negli spirits, il cui import, nel 2021, ha sfiorato i 9 miliardi di euro a valore, con la birra al terzo posto, a quota 5,4 miliardi di euro. In termini di consumi, come è facile immaginare, è proprio la birra a rappresentare la quota maggiore (77,4%), seguita dal vino (14%) e dagli spirits (8,6%).
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