Pioniere della conversione alla biodinamica - fin dal 1981, dopo circa 10 anni in bio - Pierre Flick con la moglie Chantal e il figlio Thomas dispone di 12 ettari in 3 diversi Grand Cru dell’Alsazia: Steiner a Pfaffenheim, Vorbourg a Rouffach e Eichberg a Eguisheim. Ampio il numero delle etichette dai vitigni della tradizione alsaziana, dal Pinot Nero e ai bianchi a base di Sylvaner, Gewürztraminer e Riesling, quest’ultimo anche nella tipologia Cremant. L’innovazione pare essere parte del DNA di Pierre Flick nonostante, o forse proprio, perché ha alle spalle una tradizione familiare di dodici generazioni. Dal 2002 usa tappi a corona di acciaio resi ermetici da una “guaina” in gomma per ottenere, dice, affinamenti omogenei e maggior longevità. Dal 1999 produce parte dei vini senza solfiti aggiunti per “aprire uno spazio all’espressione della diversità” nel solco delle sue intenzioni dichiarate: esprimere l’equilibrio che nasce da terroir, annata e cura dedicata alle viti. Nella 2017 sono state 1200 sulle 3100 totali le bottiglie di Riesling Rot-Murlé che in etichetta riportano, oltre alla dicitura “biologique”, la precisazione “Pur Vin sans sulfite ajouté”. Colore giallo oro, ha il naso atteso da un Riesling alsaziano in equilibrio tra varietale e note di idrocarburi insieme a quelle di fiori di biancospino, mandarino e miele. Il sorso è pieno, secco, salino (solletica le papille) e lungo.
(Clementina Palese)
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