Crescono le superfici agricole in regime biologico in Italia, ma diminuiscono i vigneti bio, con un calo tutto imputabile all’uva da vino, mentre cresce l’uva da tavola. È la fotografia scattata da “Bio in cifre” 2024, il Rapporto di Ismea presentato, oggi a Bracciano, nel Lazio. E secondo il quale, nel 2023 in Italia la Sau (superficie agricola utilizzabile) è cresciuta del 4,5% sul 2022, toccando i 2,5 milioni di ettari, quasi il 20% della Sau nazionale, con il target del 25% da raggiungere entro il 2030 secondo la Strategia “Farm to Fork” che si fa più vicino. Di contro, gli ettari vitati bio, tra quelli convertiti (102.925) e in conversione (30.081), sono in calo del 2% sul 2022 (per un totale di 133.007), con una perdita complessiva di -2.660 ettari, tutti imputabili all’uva da vino (-3.850 ettari), visto che i vigneti bio per uva da tavola sono cresciuti di 1.189 unità (+47,1%), toccando quota 3.716.
In ogni caso, nel complesso è positivo il dato 2024, primo anno di applicazione della nuova Pac, che ha visto crescere le superfici, ma anche il numero di operatori (produttori, trasformatori, importatori) del’1,8%, sebbene un ritmo molto più blando rispetto al +7,7% dell’anno precedente. “Con il passaggio alla nuova programmazione della Politica agricola comune e il cambiamento di alcune regole - viene evidenziato nel Rapporto - sono emerse alcune criticità sia dal lato delle amministrazioni regionali, che hanno dovuto revisionare una macchina organizzativa collaudata dopo anni di politiche di sviluppo rurale, cimentandosi per la prima volta con la programmazione delle misure del primo pilastro, sia dal lato delle aziende beneficiarie, nella difficile impresa di orientarsi nel fitto reticolato di vincoli, impegni e interventi, con questi ultimi talvolta in concorrenza tra loro per la non cumulabilità degli aiuti. Uno scenario reso ancora più complesso dall’inasprimento, protrattosi nel 2023, dei costi di produzione, che ha accentuato nel settore la dipendenza dai sussidi pubblici, in un contesto aggravato dagli eventi climatici avversi che hanno colpito diverse aree del Paese, rendendo le operazioni in campagna, soprattutto per le aziende biologiche, più onerose e difficoltose anche nella gestione agronomica”.
“Il rapporto presentato oggi - ha affermato il sottosegretario all’Agricoltura, Luigi D’Eramo - è un’ulteriore conferma della consolidata leadership del nostro Paese a livello europeo, e non solo. L’Italia del biologico continua a crescere, sia per superfici sia per numero di operatori. Quasi il 20% di Sau agricola è bio, un dato che ci proietta a raggiungere prima del 2030 il target Ue del 25%. Un trend positivo - ha proseguito D’Eramo - che potrà ulteriormente migliorare grazie alle numerose misure messe in campo in questi mesi: dall’approvazione del Piano d’azione nazionale per la produzione biologica ai provvedimenti a sostegno dei biodistretti e delle filiere bio. Puntiamo ora a realizzare quanto prima il Marchio del biologico italiano: unito a una corretta informazione e comunicazione potrà sostenere un rilancio dei consumi interni e la crescita sui mercati esteri, per continuare così anche in futuro a essere leader nel settore”.
Nel dettaglio, il Rapporto “Bio in cifre” 2024 curato da Ismea in collaborazione con il Ciheam di Bari nel programma “Dimecobio” del Ministero dell’Agricoltura, evidenzia una Sau biologica prevalentemente orientata a seminativi (42,1%), davanti a prati e pascoli (29,7%), colture permanenti (22,8%) e ortaggi (2,5%). La crescita delle superfici ha riguardato soprattutto prati e pascoli e colture industriali e foraggere, mentre hanno perso ettari le proteiche e le produzioni cerealicole. Crescono, seppure a un ritmo più attenuato, le ortive, in un’annata che ha, invece, confermato la superficie bio complessiva delle coltivazioni permanenti, nonostante le riduzioni di vite, agrumi e frutta fresca, compensate dagli incrementi di ulivi e frutta in guscio. L’incremento della Sau ha riguardato principalmente le regioni centrali e settentrionali. Il Mezzogiorno mantiene tuttora l’incidenza più elevata, con il 58%, ma si sta assistendo a un graduale riequilibrio della distribuzione geografica delle superfici, con la ripartizione del Centro-Nord che ha quasi raddoppiato in 10 anni gli investimenti nel bio. L’evoluzione più recente mostra, ma in pochi casi, situazioni anche in controtendenza, evidentemente dovute alle diverse politiche adottate delle amministrazioni regionali. Emblematico il caso della Provincia Autonoma di Trento, che ha perso oltre il 40% della Sau biologica nel 2023 per la decisione dell’Autorità di gestione di concedere i pagamenti riservati alle superfici foraggere e ai pascoli alle sole aziende con allevamenti, nell’ambito di una strategia di rafforzamento della zootecnia biologica locale. Una flessione, seppure contenuta, si è riscontrata anche in Emilia-Romagna - nonostante il budget consistente sugli interventi a favore del biologico - fenomeno che gli esperti tendono però ad associare agli eventi catastrofali dello scorso anno, in particolare alla devastante alluvione del maggio 2023.
Oltre alle superfici, sono aumentati gli operatori, che hanno raggiunto il numero complessivo di 94.441 unità, 1.642 in più sul 2022. Il fenomeno ha riguardato soprattutto le 84.000 aziende agricole (l’89% del totale degli operatori biologici) e, tra queste, in particolare la componente dei produttori/preparatori, a conferma della tendenza a introdurre in azienda l’attività di prima trasformazione per trattenere una quota maggiore di valore aggiunto. Infine, i consumi domestici di prodotti biologici, relativi al solo canale della gdo, hanno toccato i 3,8 miliardi di euro, registrando un incremento del 5,2% sul 2022 (si tratta del tasso di crescita più sostenuto degli ultimi anni), seppure a fronte di volumi invariati. Il confronto con la dinamica generale degli acquisti di prodotti alimentari, cresciuti dell’8,1% in valore, ma scesi dell’1,1% in quantità, evidenzia la minore spinta inflattiva del reparto biologico rispetto alla dinamica osservata per il carrello convenzionale.
“Il biologico è centrale nelle ambizioni green dell’Europa e dell’Italia - ha dichiarato il presidente Ismea Livio Proietti - e lo dimostra anche la pluralità di interventi normativi e di azioni strategiche che il nostro Paese ha riservato al settore, tra cui il Piano nazionale per la produzione biologica, varato quest’anno, e il decreto del 2023 che esalta il ruolo e l’importanza dei biodistretti, come quello del Lago di Bracciano e Martignano, di cui oggi abbiamo potuto apprezzare le qualità. Dopo anni difficili, dovuti soprattutto ai forti aumenti dei prezzi seguiti allo shock energetico del 2022, il settore deve adesso recuperare appeal agli occhi dei consumatori - ha aggiunto Proietti - oggi disorientati dai tanti prodotti che si fregiano di messaggi allusivi alla salute e alla sostenibilità, ma che a differenza del biologico, non sono sottoposti a rigidi controlli e a rigorose regole di produzione”.
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