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TRA I FILARI

Barolo, la vendemmia 2024 esempio di “resilienza, impegno, esperienza e visione a lungo termine”

Il bilancio di “Deditus” (Azelia, Cordero di Montezemolo, Sandrone, Michele Chiarlo, Pio Cesare, Gianni Gagliardo, Luigi Einaudi, Prunotto e Vietti)
AZELIA, BAROLO, CORDERO DI MONTEZEMOLO, DEDITUS, GIANNI GAGLIARDO, LANGHE, LUIGI EINAUDI, MICHELE CHIARLO, PIO CESARE, PRUNOTTO, RESILIENZA, SANDRONE, VENDEMMIA 2024, VIETTI, Italia
Un grappolo di Nebbiolo tra i filari di Barolo, delle cantine di “Deditus”

Un esempio di resilienza, dove le difficoltà sono state affrontate con impegno, esperienza e una visione di lungo termine. È questa la sintesi estrema della vendemmia 2024 in terra di Barolo, territorio tra i più prestigiosi del vino italiano e mondiale, nelle Langhe patrimonio Unesco, secondo i vignaioli dell’Associazione Deditus (di cui fanno parte Azelia, Cordero di Montezemolo, Sandrone, Michele Chiarlo, Pio Cesare, Poderi Gianni Gagliardo, Poderi Luigi Einaudi, Prunotto e Vietti). Per i quali, “se i vini risultanti saranno all’altezza delle aspettative, sarà soprattutto grazie al lavoro instancabile di vignaioli e cantine, pronti a trasformare ogni difficoltà in un’opportunità per la crescita e l’evoluzione del territorio”. Secondo i produttori di Dedidus, infatti, “la vendemmia 2024 è stata senza dubbio una delle più impegnative per i produttori di Langa, ma ha anche dimostrato la grande capacità di adattamento della regione alle sfide del cambiamento climatico. Come ha affermato Gianni Gagliardo, presidente e fondatore Deditus (il cui primo nucleo è nato negli Anni Novanta del Novecento, grazie allo stesso Gagliardo, per l’Asta del Barolo, e che oggi mette insieme le grandi famiglie di Langa, proprietarie di vigneti a conduzione diretta all’interno dei confini della denominazione Barolo, ndr), ogni vendemmia è un’opportunità per imparare qualcosa di nuovo, per migliorarsi e per adattarsi alle nuove condizioni. La Langa è abituata a fare questo, e questa vendemmia ci ha insegnato tanto”. Anche in un contesto di incertezze climatiche e sfide produttive che hanno caratterizzato il 2024.
L’annata si è infatti aperta con una primavera particolarmente piovosa e un’estate dai picchi caldi, e si è conclusa sotto la pressione di piogge abbondanti che hanno costretto ad una raccolta accelerata. Una vera prova di resilienza per i produttori, ma anche un’opportunità per migliorare la gestione dei vigneti e per affrontare ancora una volta il tema dell’adattamento al cambiamento climatico. Lorenzo Scavino, di Azelia ha osservato come l’annata 2024 abbia rappresentato un’esperienza unica soprattutto per le nuove generazioni di viticoltori: “abbiamo avuto condizioni meteorologiche mai viste negli ultimi 30 anni. Le piogge primaverili e un’estate con ondate di caldo hanno influenzato molto il lavoro in vigna”. La minaccia delle piogge autunnali ha obbligato a una vendemmia rapida, ma il risultato finale sembra promettente: “con un grado alcolico leggermente inferiore alle annate passate, e ad una ottima acidità, i vini promettono di essere freschi ed equilibrati”.
Secondo Stefano Chiarlo della Michele Chiarlo, il lavoro del produttore è stato cruciale per gestire una vendemmia che ha richiesto attenzione maniacale. “Quest’anno il lavoro in vigna è stato quasi chirurgico: ogni grappolo è stato monitorato con estrema attenzione. La posizione delle vigne, specialmente nei Sorì di Barolo, ha fatto la differenza”, ha spiegato Chiarlo, riferendosi alle zone più soleggiate che hanno contribuito a un raccolto di qualità nonostante le difficili condizioni climatiche.
Anche Enrico Olivieri, enologo dell’azienda Cordero di Montezemolo, ha evidenziato quanto il lavoro manuale sia stato determinante in questa vendemmia. Il 2024 è stata “una vendemmia lunga, ma corta nei giorni effettivi di raccolta”, la pioggia ha costretto molti produttori a programmare la raccolta delle uve in tempi ristretti. Il risultato? Un’annata che ha richiesto maggiore esperienza e grande attenzione, ma soprattutto, un’annata in cui la differenza è stata fatta dalle persone, dai lavoratori, che hanno dovuto destreggiarsi con flessibilità e impegno e che hanno dimostrato ancora una volta come la squadra faccia la differenza.
Luca Sandrone, della Luciano Sandrone, ha aggiunto che, sebbene questa vendemmia sia stata atipica rispetto agli ultimi 20 anni, “non si discosta dalla media storica della zona”. Per lui, l’annata è stata una sorta di ritorno al passato, con un impegno maggiore nel gestire le squadre di lavoro e le tempistiche della vendemmia. “L’imprenditore deve essere capace di amministrare il lavoro in modo preciso, soprattutto in caso di eventi meteo estremi come le piogge abbondanti che hanno caratterizzato questa annata,” ha spiegato Sandrone.
Anche Eugenio Palumbo di Vietti ha osservato aspetti positivi nonostante le difficoltà. La pioggia ha avuto un effetto benefico sulle vigne più giovani, soprattutto dopo l’annata precedente. “Le viti giovani sono state davvero messe alla prova, ma la pioggia è arrivata in tempo per salvarle”, ha dichiarato Palumbo.
“L’impegno che ci abbiamo messo, dal primo all’ultimo” conclude Gianluca Torrengo, enologo di Prunotto, “è stato quello di cercare di spremere il più possibile quello che ti dava questa annata e cercare di controllare i difetti e di amplificare i momenti di opportunità”.
Nonostante le difficoltà, molti produttori concordano sul fatto che i vini di questa vendemmia saranno caratterizzati da una grande freschezza e finezza. Stefano Gagliardo, della Poderi Gianni Gagliardo, ad esempio, ha dichiarato che i vini di quest’anno potrebbero avere un profilo più “sottile” rispetto agli altri anni, ma di grande eleganza. “I tannini sono maturi e i profumi sono già molto promettenti” ha osservato. E d’altra parte, come ricorda Cesare Benvenuto di Pio Cesare: “i vini spesso ci riservano delle sorprese. Annate inizialmente definite come molto critiche hanno avuto modo di riscattarsi negli anni a venire”.

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