Che sul mercato di qualsiasi merce, vino compreso, al netto dei trend generali, ci siano realtà che hanno risultati migliori e altre che soffrono di più, è la regola. Ma, se sarà tutta da verificare dopo la chiusura di un 2025 marchiato dai dazi Usa, in un mercato fondamentale per il vino italiano, intanto, si è confermata anche in un 2024 del vino che, in generale, pur in mezzo ad una “tempesta perfetta” fatta di difficoltà economiche in tutto il mondo, guerre, salutismo, invecchiamento demografico e calo dei consumi generale, ha visto una lieve crescita, ma non per tutti. A metterlo nero su bianco è l’annuale report sui bilanci delle imprese del vino, stilato da Studio Impresa - Management DiVino, in partnership con la storica rivista Uiv (Unione Italiana Vini), “Il Corriere Vinicolo”, che ha fotografato, da un lato, un mondo del vino capace di adattarsi strategicamente ad un contesto sempre più difficile e, dall’altro, un settore che avanza a diverse velocità.
Se è vero che l’ultimo esercizio si è chiuso con un complessivo +2% dei ricavi (+0,7% al netto dell’inflazione) sui risultati 2023 e con un Ebitda al 10,5% in miglioramento del 7,4%, 415 imprese sulle 877 analizzate hanno perso redditività. E le performance sembrano variare soprattutto in base alla dimensione delle imprese. Stando allo studio - presentato, oggi, all’Università di Verona e pubblicato integralmente su “Il Corriere Vinicolo” (n. 36) - a registrare i risultati migliori (+8,4% l’aumento sui volumi dei ricavi nel triennio 2022-2024) sono le grandi imprese con più di 50 milioni di euro di ricavi che, pur rappresentando solo il 6,27% del campione, realizzano più della metà dei 13,4 miliardi di euro complessivamente registrati dall’indagine per il 2024. Seguono in terreno positivo le imprese con dimensioni di vendita comprese tra i 20 e i 50 milioni di euro (+4,5%), mentre diminuiscono molto (-9,9%) le aziende della fascia compresa tra 10 e 20 milioni di euro. Le imprese sotto i 10 milioni di euro, pur arginando le perdite nel triennio, rappresentano il 71% del campione, ma esprimono solo il 17% dei ricavi del comparto.
Una correlazione, quella tra dimensioni e reattività alle sfide del mercato, che si registra anche in termini di redditività: le dinamiche sull’Ebitda risultano quasi proporzionali alla dimensione delle imprese, con le piccole che perdono terreno anche sul fronte dei margini. Le realtà più piccole, infatti, con ricavi inferiori ai 5 milioni di euro e compresi tra 5 e 10 milioni di euro, registrano nel triennio le contrazioni più marcate (rispettivamente -16,4% e -6,4%). Al contrario, evidenziano un incremento significativo della redditività le imprese di dimensioni medio-grandi (ricavi tra 10 e 20 milioni di euro, a +9,1%) e con fatturati superiori ai 50 milioni di euro (+4,9%). Le aziende con fatturati tra 20 e 50 milioni di euro restano sostanzialmente stabili, con una lieve flessione (-1,2%).
“Da tempo Unione Italiana Vini rilancia la necessità di una riforma strutturale del settore per sostenere la competitività dell’intero comparto - ha sottolineato il presidente Uiv Lamberto Frescobaldi - in attesa di poter rinnovare l’attuale assetto normativo, gli obiettivi aziendali dovranno concentrarsi sull’efficienza della propria impresa, che, in periodi delicati come questo, diventa decisiva. I dati evidenziano la necessità di lavorare in generale sulla managerialità, ma anche sulla dimensione delle nostre imprese in un’ottica di razionalizzazione delle risorse e sostenibilità economica. Piccolo è bello è uno slogan che dobbiamo lasciare al passato: le imprese tricolori, che hanno una superficie media del vigneto di 2,3 ettari contro i 10,5 di quelle francesi, devono puntare ad un ulteriore irrobustimento, perché è chiaro che le dimensioni contano anche in ottica di attivazione di economie di scala. L’auspicio - ha concluso Frescobaldi - è di poter incentivare le aggregazioni, anche con un intervento pubblico”.
“Guardando ai dati 2024, pur consapevoli delle maggiori difficoltà del 2025, ci auguriamo che il settore vitivinicolo possa diventare un caso emblematico di adattamento dinamico - ha commentato a “Il Corriere Vinicolo” Luca Castagnetti, direttore Centro Studi Management DiVino by Studio Impresa - il mondo del vino non deve limitarsi a resistere alle difficoltà, ma trasformarle in occasioni di riequilibrio e riorientamento. Le strategie vincenti si fondano sulla capacità di cambiare insieme al mercato, anche attraverso una lettura manageriale di maggior dettaglio: il settore ha bisogno di conoscenza e stimoli in grado di orientare le direzioni aziendali che, lo vediamo in questi giorni, stanno affrontando una crisi di mercato che renderà i numeri del 2025 forse molti diversi da quelli qui analizzati”.
A livello regionale - prosegue il dossier del settimanale Uiv, direttore da Giulio Somma - il Veneto si conferma la prima regione italiana per volumi di ricavi, in crescita del 4,35% sul 2023, ma risulta al tredicesimo posto per redditività (Ebitda 8,72%). Toscana (con un primato regionale stabile irraggiungibile al 21,98%), Lombardia e Piemonte mostrano performance migliori nella generazione di valore, trainate da distretti di eccellenza come Brescia (il distretto del Franciacorta registra un Ebitda del 21,68%) e Livorno (a 53,75% grazie a Bolgheri).
La ricerca ha utilizzato i dati presenti nei bilanci 2024 di 1.000 aziende vinicole depositati nel Registro delle Imprese alla data del 15 ottobre 2025. Su questi dati è stato individuato un campione di 877 società di cui fosse disponibile l’intera serie dei bilanci 2022-2024 tra tutte le cantine italiane che abbiano ricavi superiori a 1 milione di euro. Lo studio ha incrociato le variabili relative a dimensioni, modello societario (privati e coop), modello di filiera (agricole o industriali) e modello di investimento (asset light o asset strong) per valutare i principali indicatori economici (ricavi, redditività, immobilizzazioni materiali, posizione finanziaria netta, patrimonio netto, valore aggiunto e oneri finanziari).
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