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A windy night in Palermo … Maggio, in Inghilterra il mese di rose, fragole, garden parties …
di Carla Capalbo

A windy night in Palermo …
C'è un protagonista siciliano che non appare mai nelle belle foto turistiche dell'isola: il vento. Però c'è quasi sempre e in certe zone è una costante: se si vuol fare il bagno a Pantelleria, dove i venti dominano l'isola 350 giorni dell'anno, bisogna andare dalla parte della costa che è protetta quel giorno. E magari il giorno successivo sarà dalla parte opposta. Ieri notte c'era vento forte a Palermo, siamo andati a fare un giro a piedi nella parte antica a vedere facciate di chiese barocche e vicoli arabi con un amico agronomo che, come quasi tutti i palermitani, conosce benissimo tutti i livelli di cultura che si sono accumulati in questa città. Il vento faceva piegare tutti gli alberi tranne le palme, che in cima sembravano piume leggerissime, legate come mazzi di fiori ai loro tronchi. Eravamo con Fenech, il produttore della Malvasia delle Lipari, che di sagoma somiglia ad un sumo giapponese. Lui era l'unico ad avere il capo coperto. Sono isolano, ha detto, ho sempre con me il cappello: con i venti non si può mai sapere.

Maggio, in Inghilterra il mese di rose, fragole, garden parties …

In Inghilterra il mese di maggio è sinonimo di rose, fragole, garden parties, May balls alle Università di Oxford e Cambridge, e the Chelsea Flower Show, la più prestigiosa mostra di giardini e fiori del mondo (quest’anno anche la regione Campania ci sarà, con un giardino che ricrea la macchia mediterranea, un orto contadino, e una terrazza della costiera con panchine di maiolica alla Santa Chiara).
A Chelsea ci vanno tutti gli inglesi, da Queen Elizabeth alla high society, agli appassionati di giardinaggio che coltivano fiori e verdure lungo le ferrovie negli “allotments” che ogni cittadino britannico ha il diritto di affittare ad un costo irrisorio dallo stato. E a Chelsea, come ai balls e parties, è d’obbligo bere un Pimms Cup. Le signore eleganti con cappelli in testa e vestiti fioriti si precipitano ai bar per essere servite di questa deliziosa bevanda rinfrescante, l’originale “long drink”. Inventato nel 1840 da James Pimms, allora proprietario di un oyster bar, Pimms nelle sue varie manifestazioni è diventato “the” summer punch degli upper classes. Si beve ai match di cricket e croquet, a Wimbledon e ai picnics.
Ma cos’è? Un cocktail dolce-amaro a base di gin, whiskey, brandy, vodka o altre bevande superalcoliche, con l’aggiunta di chinina e un misto segreto di erbe e spezie (ogni variazione ha il suo numero: per esempio, il Pimms al gin è Pimms No.1, quello al brandy, Pimms No.3, e quello alla vodka, Pimms No.6, in origine c’erano almeno 8 varietà: oggi ne sono rimasti solo tre). Si prende una grande brocca e si mette per ogni parte di Pimms, 2 parti di limonata - c’è chi dice che ci sta meglio lo champagne - e si mescola bene. Aggiungere ghiaccio, foglie di menta, buccia o fette di arancia e limone, fragole e fettine di cetriolo - anche qui, c’è chi dice che il cetriolo sta meglio nei sottili cucumber sandwiches che accompagnano il Pimms, di pan carré con cetriolo, burro e pepe nero. Servire in grande bicchieri. Il mio editore londinese, laureatosi a Cambridge, dice che in quell’università si beve più Pimms nel mese di maggio che in tutto il resto dell’anno. “Specialmente le fragole imbevute: eravamo convinti che gli zuccheri delle fragole rendessero ancora più potente il liquore. Andavano a ruba”.

Carla Capalbo

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