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Convegno Onav - Comunicare il vino: Luigi Moio, Daniele Cernilli e Francesco Iacono, sono la conoscenza e la verità gli strumenti per combattere la diffusione di imprecisioni nel vasto mondo della comunicazione enoica

Servono verità, semplicità e chiarezza, solidi contenuti culturali e scientifici, e la capacità di tradurre concetti complessi e tecnici in linguaggio preciso e facilmente comprensibile, per combattere la diffusione di contenuti sempre meno scientifici e minati di banalità nei diversi canali di informazione e formazione dedicati al vino. Questa è la conclusione del convegno “Comunicare il vino è conoscenza e verità”, organizzato a Roma il 4 febbraio dal Comitato Scientifico dell’Onav, per trovare una soluzione linguistica condivisa e omologata, che diventi comune a tutto il mondo del vino, dagli assaggiatori ai giornalisti, dai docenti universitari ai produttori, fino agli enotecari.

“Oggi sono indubbiamente molti i canali di informazione e formazione dedicati al vino nella nostra società: associazioni, riviste, corsi privati, blog, magazine - ha spiegato il presidente Onav Vito Intini - ma l’aumento del volume della comunicazione, ha coinciso con l’aumento di contenuti sempre meno scientifici e in generale più banali, principi da cui si discosta la filosofia Onav”. Per mantenere quindi alto l’interesse del consumatore senza però spaventarlo, “bisogna necessariamente mettere in discussione le proprie competenze, avere un approccio umile e misurare frequentemente le proprie capacità di comunicazione. A partire - aggiunge il presidente del Comitato Scientifico Onav Vincenzo Gerbi - da alcune nozioni che il comunicatore dà per scontate e che non vengono invece recepite correttamente dall’ascoltatore: numeri percentuali, unità di misura, sostanze chimiche sono solo alcuni esempi”.

La verità e la correttezza dei concetti necessari alla sopravvivenza di un’attività economica è stato il tema degli interventi del direttore di Arcipelago Muratori Francesco Iacono e dell’enotecario di Vinarius Francesco Bonfio. Il primo ha ricordato come sia importante coniugare verità e trasparenza a poesia ed emozioni nello storytelling di un’azienda, soprattutto per non minarne la reputazione. Il secondo ha riflettuto sulla facilità con cui il privilegio di comunicare vis à vis col consumatore può trasformarsi facilmente nella perdita del cliente, se questo percepisce che la comunicazione è basata su contenuti inattendibili.

Daniele Cernilli, direttore de L’assaggiatore e di Doctor Wine, ha rispolverato la comunicazione semplice ed accessibile di Veronelli e Soldati, per ricordare che il ruolo del giornalista è prima di tutto “rendere comprensibile ad un ampio pubblico nozioni scientificamente corrette, togliendo spazio a informazioni imprecise o prese di posizione “a prescindere”: perché una cosa detta non è già una cosa comunicata”. Proprio in merito al rischio di trasmettere informazioni imprecise, Osvaldo Failla, ordinario di Viticoltura all’Università di Milano, ha invitato a riflettere sulla reale efficacia della divulgazione di concetti astratti e di difficile comprensione per il consumatore finale, quale ad esempio quello di terroir, analizzandolo dal punto di vista scientifico.

L’intervento del professor Luigi Moio, ordinario di Enologia all’Università Federico II di Napoli e autore de “Il respiro del vino”, ha evidenziato come il buon divulgatore possa diffondere la sua conoscenza utilizzando linguaggi semplici e sia in grado di avvicinarsi ad un pubblico molto ampio cercando modi nuovi di raccontare il vino e le sue basi scientifiche. Secondo la ricercatrice del Cnr Anna Schneider, sono ancora le basi scientifiche, verificate e certe, il requisito necessario soprattutto all’estero, per riuscire a migliorare le informazioni che circolano sul mondo del vino, a partire dalle imprecisioni che circolano sui vitigni.

Infine, Carlo Pietrasanta, presidente del Movimento Turismo del Vino, ha portato la sua testimonianza di vignaiolo: “offrire al visitatore un’esperienza e trasformarla in un’occasione per raccontare le proprie scelte, la propria terra, il senso del proprio lavoro, così da lasciare al consumatore un ricordo indelebile e completo del vino: è la chiave della comunicazione”.

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